Presentazione domande per APe sociale dal 1 maggio al 30 giugno
L’APe volontaria è il trattamento di anticipo pensionistico che viene riconosciuto a chi ha almeno 63 anni di età, 20 anni di contributi, tre anni e sette mesi al massimo al raggiungimento della pensione di vecchiaia, un assegno maturato pari ad almeno 1,4 volte il minimo. Secondo i decreti attuativi, la domanda si potrà presentare dal primo maggio al 30 giugno.
Il trattamento rappresenta un anticipo sulla pensione, finanziato dal sistema bancario. Quando il beneficiario matura il diritto a pensione, paga per vent’anni le rate di restituzione con le relative decurtazioni dell’assegno previdenziale.
L’ipotesi che il Governo ha sottoposto ai sindacati prevede una finestra unica per la presentazione di tutte le domande 2017, da inizio maggio a fine giugno.
Tutti coloro che maturano il requisito per l’APe nel corso dell’anno devono presentare domanda entro il 30 giugno. Poi, nel 2018, le domande andrebbero presentate (sempre in base al testo di decreto applicativo in preparazione) entro il mese di marzo.
Questo punto è oggetto di trattativa con i sindacati, che chiedono almeno un’altra finestra di domande.
Il primo maggio, in massa, i potenziali beneficiari presenteranno domanda, ma non è chiaro quale sarà la decorrenza del trattamento.
I sindacati chiedono paletti meno rigidi per il riconoscimento del trattamento ai lavoratori che svolgono mansioni gravose, ai quali è richiesto lo svolgimento in via continuativa da almeno sei anni.
I requisiti
Il trattamento che viene riconosciuto in presenza di determinati requisiti, e contrariamente all’APe volontaria è a carico dello stato, quindi non bisogna poi restituire le rate.
L’APe social, lo ricordiamo, è riconosciuto a coloro che hanno almeno 63 anni e si trovano in una delle seguenti situazioni: disoccupati senza sussidio da almeno tre mesi, assistono da almeno sei mesi coniuge o un parente di primo grado con handicap grave, invalidi civili almeno al 74%, lavoratori dipendenti che svolgono da sei anni in via continuativa mansioni gravose (precisamente indicate nella legge).
In quest’ultimo caso, ci vogliono 36 anni di contributi, negli altri casi il requisito contributivo è pari a 30 anni. Qui, la prima avvertenza è rappresentata dal fatto che il trattamento è riconosciuto fino a raggiungimento del tetto finanziato, che per il 2017 è pari a 300 milioni, che salgono a 609 milioni per il 2018.
Sull’APe social ci sono una serie di richieste sul tavolo, che riguardano in particolare i disoccupati e gli addetti a lavori gravosi. Nel primo caso, i sindacati chiedono l’ammissione anche di coloro che restano senza lavoro per scadenza senza rinnovo del contratto a termine (fattispecie oggi non prevista). per quanto riguarda i lavori gravosi, si discute di un allentamento del requisito dei sei anni in via continuativa.
I lavoratori precoci
Lavoratori precoci: sono così definiti i lavoratori che avevano già almeno un anno di contribuzione accreditata al compimento dei 19 anni di età. La Riforma prevede un pensionamento anticipato con 41 anni di contributi per chi rientra in determinate categorie (sono le stesse previste per l’APe social). In questo caso, la misura non è sperimentale fino al 2018, ma strutturale. Dal 2019, scattano i nuovi adeguamenti alle aspettative di vita.