Ucciso a Kiev Denis Voronenkov, ex parlamentare anti-Putin: è giallo

Ucciso a Kiev Denis Voronenkov, ex parlamentare anti-Putin: è giallo

Denis Voronenkov, ex deputato russo, è stato assassinato davanti a uno degli alberghi più lussuosi di Kiev da un killer a sua volta ucciso dalla guardia del corpo del deputato.

Una vicenda piena di misteri che sembra coinvolgere i rapporti tra i due Paesi e i rispettivi servizi segreti, gli scontri tra «bande» ai vertici del potere sia a Mosca che a Kiev e perfino gruppi criminali con diramazioni politiche.
L’ex membro della Duma eletto nelle liste del Partito comunista aveva abbandonato la Russia con la moglie, cantante lirica e deputata del partito putiniano Russia Unita.

Aveva rotto col potere, si dice. Aveva importanti rivelazioni da fare sull’ex presidente ucraino Viktor Yanukovich, fuggito in Russia dopo l’insurrezione del 2014. Ma Voronenkov era anche molte altre cose.

Il quarantacinquenne deputato viene dalle file della Procura militare russa. Nel 2005 passò al Narkokontrol, agenzia dei servizi segreti per la lotta contro la droga. Quello era il momento più caldo del conflitto tra organismi dello Stato, all’inizio del secondo mandato presidenziale di Vladimir Putin.

Il deputato sarebbe uno strano nemico del Cremlino, visto che aveva sempre seguito la linea di Putin. Recentemente il suo passato era riemerso, dopo che la Procura russa lo aveva incriminato per una truffa immobiliare.

Pensavano che la sua fuga e l’acquisizione della cittadinanza ucraina fosse una manovra dell’Fsb, visto il suo passato. Infine c’è chi sostiene che dietro all’uccisione ci siano i servizi ucraini.

Il giallo dietro l’omicidio

L’ex deputato evitava per quanto possibile di uscire per strada, cambiava spesso alloggio e non annunciava mai i suoi impegni. Perciò era molto difficile intercettarlo e quasi impossibile pedinarlo o seguirlo. Inoltre girava sempre con una guardia del corpo armata.

La ricostruzione Al momento dell’assassinio Voronenkov era diretto a un incontro con Ilya Ponomarev, circostanza che quest’ultimo ha confermato dopo l’omicidio sul suo profilo Facebook. Il killer stava aspettando la vittima all’uscita dall’albergo di lusso Premier Palace nel pieno centro di Kiev.

Ha sparato quasi a bruciapelo, colpendo Voronenkov per ben tre volte, al torace e al collo, e uccidendolo sul colpo. La guardia del corpo ha risposto al fuoco colpendo il killer pure tre volte: alla testa e al torace. Anche il killer a sua volta ha ferito la guardia del corpo con un colpo passato vicino al cuore.

Nonostante questo, la guardia del corpo, all’arrivo della polizia, è riuscita ad alzarsi e camminare sulle proprie gambe: la sua vita, a quanto pare, ormai è fuori pericolo.

I dubbi degli investigatori

I dubbi degli investigatori Sembra un’evidente stranezza però, per non dire incongruenza, la dinamica della sparatoria. La guardia del corpo ha permesso al killer di sparare tre colpi contro Voronenkov prima di sparare a sua volta, colpendo per ben tre volte l’assassino da una distanza ravvicinata con l’evidente intento di ucciderlo: qualcuno sostiene che è come se l’assassino fosse stato ucciso per eliminare uno scomodo testimone.

Altra stranezza è che, secondo le fonti investigative, sono stati sparati, da ambedue le parti, 15 colpi. Considerando che tre pallottole hanno colpito Voronenkov, tre il killer e una la guardia del corpo, mancano all’appello altre 8 pallottole ed è improbabile che si sia potuto mancare un obiettivo a distanza così ravvicinata e in pieno giorno.

Per ora la polizia non ha diffuso le generalità dell’assassino, morto in sala operatoria per le ferite riportate, limitandosi a rivelare alcuni particolari.

Si tratterebbe di un uomo originario della città ucraina di Dnepropetrovsk (recentemente rinominata Dnepr), cittadino ucraino nato nel 1988 (29 anni d’età), latitante e ricercato dalla polizia con le accuse di finta imprenditoria volta al riciclaggio del denaro sporco e proventi illeciti.

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