Gambero Rosso, l’agroalimentare tra crescita e nuove sfide
ROMA – Anche per il settore agroalimentare oggi nel mondo si vive una fase difficile a causa delle complesse sfide legate alla crisi, alla pandemia e alla situazione geopolitica.
Ne ha parlato in un’intervista all’Italpress Paolo Cuccia, vicepresidente esecutivo della Fondazione Gambero Rosso.
“Stiamo vivendo una fase geopolitica estremamente difficile, dopo due anni di pandemia e dopo dodici anni di recessione”, ha spiegato Cuccia, aggiungendo che comunque “le complessità che attengono al mondo dell’agrifood toccano tanti altri settori”.
In particolare, però, “il settore agroalimentare in questi anni è cresciuto molto ed è cresciuto anche l’export”, ha evidenziato.
Però “il paese della biodiversità e della cucina più amata nel mondo – ha sottolineato – ancora non ha pianificato bene le sue fonti e in questa fase ne soffriamo particolarmente”.
La sostenibilità può essere d’aiuto anche in questo settore.
Per tale motivo, a questo aspetto viene dedicato ampio spazio anche nella formazione.
“Gambero Rosso – ha spiegato Cuccia – è un soggetto editoriale che cura con massima attenzione le proprie radici ma fondamentalmente utilizza questi contenuti per dare servizi.
La formazione è uno di questi e nel nostro paese – ha continuato – è un altro aspetto che dovrebbe essere di maggiore attenzione anche all’interno del Pnrr, lo abbiamo più volte segnalato al governo.
Il nostro è il paese – ha proseguito – con il più basso numero di laureati d’Europa, non solo nel nostro settore.
E’ un paese in cui la dimensione aziendale ridotta porta a non avere formazione permanente, oggi indispensabile nel momento in cui i mutamenti della globalizzazione e i temi di sostenibilità e digitalizzazione richiedono una costante aggiornamento.
In questo senso – ha aggiunto – Gambero Rosso è un soggetto molto avanzato, sia con le scuole professionali che nelle attività universitarie”.
Particolare attenzione è dedicata anche al mondo del vino.
“Sette anni fa, nella nostra attività di accompagnamento delle aziende italiane nel mondo – ha spiegato -, avevamo già intercettato che in alcuni paesi, specie quelli che hanno sistemi di acquisto centralizzati, c’era già grande attenzione e c’erano messaggi che dicevano che progressivamente i loro bandi di acquisto del vino avrebbero privilegiato coloro i quali sono sostenibili”, fino a escludere oggi “coloro che non lo sono”.
“Con Unione Italiana Vini e Federdoc – ha affermato – abbiamo creato una società di scopo che ha realizzato un disciplinare di certificazione che ha portato, qualche mese fa, al recepimento da parte del Ministero delle Politiche agricole.
Il bollino della società che si chiama Equalitas – ha aggiunto – è un passaporto abilitante verso questi mercati”.
Poi il vicepresidente esecutivo della Fondazione Gambero Rosso ha ricordato che in Italia “abbiamo quasi 600 vitigni autoctoni”.
“Già oggi – ha evidenziato – il 17% della produzione vitivinicola italiana è certificato o certificando.
Questo ci pone all’avanguardia mondiale sia per numero che per profondità della certificazione”.
Nel settore agroalimentare, quindi, “le aziende italiane sono molto avanzate nella qualità del prodotto e nel processo di produzione ma – ha concluso – sono ancora arretrate, e speriamo possano recuperare, dal punto di vista degli aspetti sociali, di governance, della parità di genere”.
– foto Italpress –
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