La sindrome da alimentazione notturna: cause, sintomi e terapie
La sindrome da alimentazione notturna, o night-eating syndrome, è stata descritta da Albert Stunkard nel 1955 come un disturbo caratterizzato dalla cosiddetta anoressia mattutina, con tendenza a evitare la colazione e aumento dell’appetito serale con insonnia. Questo disturbo è stato ufficialmente riconosciuto nel DSM-5 come un Disturbo della Nutrizione e dell’Alimentazione.
La malattia si manifesta con il consumare cibo durante la notte o con frequenti spuntini serali, accompagnati da difficoltà ad addormentarsi, risvegli notturni e scarsa qualità del sonno. La sindrome da alimentazione notturna colpisce circa l’1,1-1,5% della popolazione, con una percentuale significativa di obesità e altri disturbi alimentari.
Molti pazienti non rivelano di soffrire di questa sindrome per vergogna e pregiudizio. Gli episodi di alimentazione notturna sono caratterizzati da una consapevolezza dell’atto di mangiare senza controllo, non legata a fattori esterni.
Le possibili cause della sindrome da alimentazione notturna includono lo stress, l’aumento di peso e i disturbi del sonno. Questo disturbo mostra una correlazione con l’insonnia, i disturbi alimentari e psichiatrici.
Le conseguenze e i rischi della sindrome da alimentazione notturna includono aumento di peso, malattie cardiache, diabete e altre patologie. La terapia farmacologica con SSRI e la terapia cognitivo-comportamentale sono suggerite per il trattamento.
Alcune strategie che possono essere adottate autonomamente includono organizzare i pasti in modo sano, evitare caffeina e alcol, ridurre lo stress, fare attività fisica e mantenere uno stile di vita attivo. Tuttavia, queste strategie possono rivelarsi efficaci ma non infallibili, poiché la sindrome da alimentazione notturna è un disturbo complesso e multifattoriale.
In conclusione, la sindrome da alimentazione notturna è un disturbo che richiede una valutazione accurata e un trattamento personalizzato per affrontare le sue molteplici sfaccettature. La consapevolezza e la ricerca continua sono fondamentali per aiutare i pazienti a gestire questa condizione.