La terribile vendetta di Marco Manfrinati: ex moglie sfregiata e suocero ucciso. La suocera rivela: “Avevamo denunciato i suoi pericolosi intenti”

La terribile vendetta di Marco Manfrinati: ex moglie sfregiata e suocero ucciso. La suocera rivela: “Avevamo denunciato i suoi pericolosi intenti”

Marco Manfrinati, in seguito all’orribile gesto di sfregiare con dell’acido la sua ex moglie, ha compiuto un atroce omicidio: ha ucciso il padre della donna con numerosi colpi di coltello. Marta Criscuolo, madre della vittima e moglie dell’uomo assassinato, ha raccontato la sua terribile esperienza a Mattino 4. Ha esordito ricordando un tempo in cui Manfrinati sembrava essere un genero perfetto, sempre ben vestito e portatore di doni. Tuttavia, nel corso del tempo, il suo comportamento era progressivamente cambiato fino a che la figlia ha scelto di allontanarsi da lui.

La situazione è diventata così pericolosa che la famiglia ha dovuto prendere delle misure drastiche per proteggersi. Hanno installato telecamere nella loro villa, tenevano sempre chiuse le porte dell’auto e non scendevano se non direttamente in casa. Dopo la fuga della figlia, hanno persino dovuto nascondere la ragazza presso un’amica fuori da Varese, dotandola di parrucca e guardia del corpo. Marta stessa ha rinunciato a viaggiare per garantire la sua sicurezza, temendo per la propria vita anche quando faceva trekking.

La sorella, Carlotta Benusiglio, ha rivelato che il fidanzato picchiava e minacciava la vittima, ma incredibilmente è stato assolto anche in Cassazione. Per la famiglia di Lavinia, la situazione è diventata un vero e proprio “stile di vita”. Durante il processo di separazione, Manfrinati ha addirittura sabotato l’auto della madre della vittima più volte. Nonostante i continui avvertimenti, la tragedia si è consumata e il marito di Marta è stato brutalmente assassinato.

La strage ha avuto luogo in una terribile mattina, quando Marta ha ricevuto una telefonata dalla segretaria del marito che le ha riferito che Manfrinati stava compiendo un massacro. In preda al terrore, Marta e sua figlia Cecilia sono corse sul luogo del crimine, dove hanno trovato la figlia viva ma il marito senza vita dietro un cespuglio.

Nonostante i numerosi tentativi di denunciare e proteggersi, la famiglia si è trovata impotente di fronte alla furia omicida di Manfrinati. Marta ha dichiarato che il criminale era lucido e felice nel compiere l’omicidio del marito, nonostante fosse stato segnalato per maltrattamenti e stalking.

Marta ha rivelato inoltre di aver capito che lei stessa era il vero bersaglio di Manfrinati e che il suo intento era quello di ucciderla. Nonostante non sia riuscito nel suo intento, il criminale ha mostrato un atteggiamento di sprezzo e disgusto nei confronti della famiglia e si è dimostrato totalmente conscio delle sue azioni.

In un momento così doloroso, la famiglia ha dovuto fare i conti con l’immenso dolore della perdita del marito e della violenza subita dalla figlia. Nonostante tutti i tentativi di difesa, la tragedia è stata inevitabile e ha lasciato un segno indelebile nella vita di Marta e della sua famiglia.

La storia di Marco Manfrinati e della sua furia omicida è una terribile testimonianza della violenza che ancora persiste nella società, nonostante gli sforzi per combatterla. Nonostante gli avvertimenti e le denunce, la famiglia ha dovuto affrontare la realtà di un crimine sconvolgente e irrimediabile.

Le parole di Marta Criscuolo, cariche di dolore e di rabbia, raccontano una storia di violenza e di perdita che non potrà mai essere dimenticata. La sua testimonianza è un grido di dolore e di protesta contro la violenza che ha distrutto la sua famiglia e ha segnato per sempre le loro vite. La strage commessa da Marco Manfrinati rimarrà impressa nei cuori di coloro che l’hanno vissuta, come un tragico monito sulla gravità della violenza domestica e dell’incapacità della società di proteggere le vittime.

La lotta contro la violenza deve continuare, affinché nessun’altra famiglia debba mai vivere un’esperienza simile. È necessario che le istituzioni e la società nel suo insieme si mobilitino per proteggere le vittime e prevenire nuovi atti di violenza. Solo così si potrà sperare di porre fine a una piaga che continua a mietere vittime innocenti.

La triste storia di Marta e della sua famiglia è un monito per tutti noi, affinché non dimentichiamo mai il costo devastante della violenza e la necessità di combatterla con tutte le nostre forze.

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