La lettera dei genitori della giovane carabiniera di 25 anni che si è suicidata a Firenze.

La lettera dei genitori della giovane carabiniera di 25 anni che si è suicidata a Firenze.

Beatrice Belcuore, una giovane carabiniera di 25 anni, ha deciso di porre fine alla sua vita con la pistola d’ordinanza all’interno della Scuola Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri a Firenze, dove frequentava il secondo anno del corso di tre anni.

I genitori della ragazza hanno scritto una commovente lettera, condivisa sul sito del sindacato dei carabinieri Unarma, dopo la tragica morte della figlia. Nel messaggio, esprimono la speranza che venga fatta luce sul fenomeno del suicidio tra uomini e donne in uniforme, ricordando anche un altro caso avvenuto nella stessa scuola nel 2017. I genitori sottolineano che Beatrice era sottoposta a un forte stress psicofisico a causa delle rigide regole imposte dalla Scuola Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri.

Nella lettera, i genitori elencano alcune delle regole che avevano un impatto negativo sul benessere psicofisico di Beatrice. La giovane carabiniera stava perdendo i capelli a causa del fatto che le era richiesto di tenerli sempre raccolti, “al punto da iniziare a perdere capelli, anche per andare in piscina”. Inoltre, le era vietato decidere su dettagli quotidiani come il vestiario, non poteva indossare stivaletti di certo tipo durante le uscite libere. Beatrice aveva più volte confidato ai genitori che frequentare la scuola le stava rovinando la vita.

Il padre della giovane, anch’egli un brigadiere dei Carabinieri, racconta un episodio in cui la figlia, malata di Covid, venne obbligata a partecipare alle attività mattutine nonostante avesse febbre e altri sintomi. Il padre aveva cercato spiegazioni dall’ufficiale comandante del plotone di Beatrice, ma aveva ricevuto una risposta sgarbata che lo aveva profondamente offeso.

I genitori rivelano che la morte della figlia è stata comunicata al padre telefonicamente mentre si trovava in auto, e che gli ufficiali della scuola non hanno dimostrato alcuna empatia nei confronti della famiglia.

Il sindacato dei carabinieri Unarma ha risposto alla lettera dei genitori promettendo di affrontare seriamente il problema del suicidio tra i membri delle Forze Armate e delle forze dell’ordine. Si impegna ad aumentare il dialogo e la trasparenza all’interno dell’Arma dei Carabinieri per garantire un ambiente di lavoro più sicuro e sano per tutti.

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