Associazione: “L’ingiustizia della mancanza di beneficenza per le uova di Pasqua”
In questi mesi la procura sta investigando sulla beneficenza di Chiara Ferragni, che coinvolge pandori, bambole e uova di Pasqua. Le aziende coinvolte sono Balocco, Trudi e Dolci Preziosi. In particolare, quest’ultima è gestita da Franco Cannillo, il quale ha rivelato alcune informazioni a Selvaggia Lucarelli per il suo libro Il Vaso Di Pandoro.
Secondo Cannillo, non vi è alcuna correlazione tra le vendite delle uova di Pasqua e la donazione ai Bambini delle Fate. Ferragni è stata pagata per l’uso della sua immagine, mentre la donazione è avvenuta separatamente. Le cifre di pagamento a Ferragni includono 500.000 euro nel 2021 e 700.000 euro nel 2022, ma nel 2023 la richiesta economica della Ferragni è stata ritenuta esorbitante e il contratto non è stato rinnovato.
Analogamente a quanto avvenuto con Balocco, Dolci Preziosi ha effettuato una donazione e successivamente ha stipulato un contratto commerciale con Chiara Ferragni per l’uso della sua immagine e dei suoi social per fini pubblicitari.
L’associazione beneficiaria della donazione di Dolci Preziosi è stata i Bambini delle Fate, guidata da Franco Antonello. Quest’ultimo ha dichiarato di non aver mai avuto contatti diretti con Ferragni e di aver accettato le donazioni di denaro da Dolci Preziosi (12.000 euro un anno e 24.000 euro il successivo) in quanto c’era il nome di Chiara Ferragni sulle uova di Pasqua, sperando che ciò potesse portare a risultati più significativi. Antonello si è detto sorpreso dal fatto che siano stati destinati 700.000 euro alla testimonial e solo 12.000 euro ai fini sociali, definendo la situazione vergognosa.
La procura ha avviato un’indagine su Chiara Ferragni non tanto per le cifre percepite – che sono considerevoli rispetto alle donazioni effettuate – ma piuttosto per il modo in cui i prodotti sono stati pubblicizzati, suggerendo forse erroneamente al consumatore un legame tra le vendite e la beneficenza.
In conclusione, emerge una situazione controversa riguardo alla beneficenza di Chiara Ferragni e alle modalità con cui è stata gestita. Le affermazioni di Franco Cannillo e Franco Antonello evidenziano discrepanze tra le aspettative e la realtà delle donazioni effettuate, sollevando interrogativi sull’utilizzo dell’immagine di personaggi pubblici a fini benefici. La vicenda potrebbe avere ripercussioni legali e riflettere su una maggiore trasparenza nei rapporti tra brand, celebrità e associazioni benefiche.