Tech, è passione retrogaming: così tornano vecchi giochi e console
Il settore dei videogiochi è sempre uno dei più fervidi della grande industria dell’intrattenimento e forse è uno di quelli che si è anche evoluto di più nel corso degli anni. Gran parte del merito va indubbiamente a internet, che ha facilitato la comunicazione tra gli appassionati: così come i tifosi di calcio possono consultare in tempo reale i risultati delle partite o gli amanti dei giochi di carte possono scoprire quali sono i termini del poker, i gamer si aggiornano tempestivamente sulle nuove uscite e reperiscono facilmente trucchi e consigli. I videogame moderni sono totalmente diversi da quelli di una volta, che richiedevano ai giocatori di sfidare principalmente la cpu o al massimo il fratellino o il figlio del vicino che faceva occasionalmente visita a casa. Già, perché fino ai primi anni 2000 non esisteva la possibilità di giocare insieme via rete e per divertirsi in compagnia era obbligatorio dotarsi almeno di un secondo controller avendo al proprio fianco l’altro giocatore in carne ed ossa. Va da sé che i titoli sviluppati sino alla fine degli anni ‘90 non erano quindi pensati per essere competitivi, per quanto esistessero già giochi dedicati agli sport più popolari.
Spesso anche chi non ha potuto vivere quel periodo e si approccia ai videogiochi inizia a nutrire interesse verso le origini del fenomeno. D’altronde, molti dei personaggi che fanno capolino sulle sofisticate console di questi anni sono nati in realtà diverso tempo fa. Il caso più emblematico è evidentemente quello di Super Mario, iconica mascotte della Nintendo. Che sia per provare i vecchi giochi, per mania di completezza o per puro collezionismo, non sono pochi i gamer che finiscono con l’andare a caccia di quelli che possono essere considerati veri e propri reperti. Console, cassette, manuali di istruzione, box: tutto fa brodo quando si parla di retrogaming, un vero e proprio trend che mira alla rivalutazione dei giochi più antiquati e inquadra soprattutto l’era che va dagli 8 ai 64 bit.
Riuscire a mettere le mani su videogame popolari non è così facile come si pensa. Fino a qualche anno fa a nessuno sarebbe venuto in mente che un giorno alcuni giochi avrebbero scritto la storia dell’intrattenimento e soprattutto per diverso tempo i vari titoli venivano distribuiti attraverso le succitate cassette: se i cd della PlayStation chiedevano maggiore cura e quindi spingevano più facilmente i possessori a conservarne le custodie, questo non accadeva sempre con le cartucce, che erano già di per sé autoprotettive. Al giorno d’oggi reperire dei “game pak” d’annata con tanto di scatola e inserti vari è quasi un’impresa e in alcuni casi i prezzi possono essere elevatissimi. Le regole del mercato del retrogaming non sono delle più intuitive, fra l’altro: a volte un gioco di nicchia, ma tenuto in ottimo stato, può essere rivenduto tra privati a cifre esorbitanti proprio perché si tratta di un prodotto che forse nessun altro possiede più nel proprio Paese, al contrario di quanto può capitare con titoli diffusi come quelli relativi alle saghe dello stesso Super Mario, di Sonic The Hedgehog o dei Pokémon.
Insomma, appassionarsi al retrogaming significa anche mettere in conto di dover mettere mani al portafogli. Nel giro di una manciata di anni, complice il boom dei social che ha favorito la nascita di community dedicate, alcune case di produzione hanno comunque pensato di cavalcare l’onda rimettendo a disposizione molti giochi storici sulle console moderne o proponendo delle nuove versioni delle macchine di un tempo, come accaduto con il Nintendo Classic Mini del 2016 o con il più recente Sega Mega Drive Mini del 2019. Più raramente le software house hanno deciso invece di dare un seguito alle vecchie serie rispolverando al contempo la grafica degli anni ‘80 e ‘90: un esempio in tal senso può essere rappresentato da “Mega Man 9” e “Mega Man 10”, usciti per Wii quasi 20 anni dopo l’ultimo gioco della saga ad 8 bit, ripresi però in tutto e per tutto.
Paradossalmente, per chi non brama di toccarne a tutti i costi le copie fisiche, i giochi di una volta sono più reperibili oggi rispetto al passato. Si tratta pur sempre di dati leggeri, che spesso occupano pochissimo spazio in termini di memoria informatica e che quindi possono essere supportati tranquillamente anche dai più banali smartphone dell’epoca contemporanea. Gli sviluppatori che pubblicano le app dei loro lavori d’annata non mancano, anche se in questo caso si effettua una vera e propria emulazione dei giochi, che finiscono col girare su hardware totalmente differenti rispetto a quelli per i quali erano stati pensati in origine. Abbastanza per accontentare anche i gamer più nostalgici, però.