Paolo Crepet in tour: “Dobbiamo trovare speranza per combattere l’anestesia dell’anima”
Paolo Crepet continua il suo tour trionfale in tutta Italia con “Mordere il cielo”, una conversazione-spettacolo tratta dall’omonimo libro edito da Mondadori. Non è da sottovalutare il fatto che uno psichiatra sia in grado di riempire i teatri come fosse un cantautore. Crepet stesso ammette: “Succede perché sono bravo. Sono 40 anni che parlo in pubblico, un’esperienza che mi ha portato dai piccoli luoghi della Padania ai paesini della Calabria. Recentemente sono stato l’unico ‘non blues’ al Blues Festival di Pistoia e nonostante ciò non ho avuto una diminuzione del numero di partecipanti. Anzi…”.
Uno dei temi centrali affrontati da Crepet è quello dei giovani, una questione che lo tocca profondamente. Egli afferma: “Ho parlato di questo già trent’anni fa, riempiendo arene e comparendo in programmi televisivi come il “Maurizio Costanzo Show” e “Porta a porta”. Attualmente, Rcs sta ristampando venti dei miei libri e tra questi si trova ‘Non siamo stati capaci di ascoltarli’, scritto all’epoca degli eventi di Novi Ligure nel 2001, quando Erika e Omar uccisero la madre e il fratellino di lei. In precedenza, ho scritto ‘Cuori violenti’ sulla criminalità giovanile che oggi domina le cronache”.
Crepet si pone come uno dei pochi in grado di dire “Ve l’avevo detto”. Preferisce però non usarlo, sottolineando che si è trattato di segnali evidenti che sono stati ignorati. Definito come il “Grillo parlante”, Crepet sottolinea che qualcosa è andato storto nel nostro cammino come società. L’evoluzione tecnologica degli anni ’80 ha portato a un cambiamento non così rivoluzionario come ci si aspettava.
L’argomento principale trattato da Crepet è l'”era dell’insensibilità”. Afferma di aver scritto riguardo a questo tema mesi prima che un razzo colpisse un ospedale pediatrico oncologico in Ucraina, ribadendo quasi di avere una sorta di dono profetico. Crepet afferma di avere una sensibilità diversa da quella degli altri, capace di anticipare e reagire alla realtà. Di fronte all’orrore di 40 bambini morti in un ospedale pediatrico, Crepet rimarca la mancanza di reazioni politiche adeguate.
Il problema principale, spiega Crepet, è il silenzio generale che pervade la società di fronte a tragedie insensate come quella dell’ospedale in Ucraina. La sinistra si trova in una posizione difficile, tacciata di essere in silenzio su questioni spinose come le violazioni dei diritti umani. Crepet identifica questo silenzio come una forma di “anestesia dell’anima”, suggerendo che il rimedio sia tornare a “Mordere il cielo”, ovvero coltivare la speranza.
L’invito di Crepet è a dare spazio ai sogni e alla speranza individuale, evitando di ridursi a banalità quotidiane come il desiderio di mangiare pesce a cena. Concludendo, Crepet invita tutti a riflettere su quali siano i propri sogni e ambizioni, ponendo la speranza come motore di cambiamento e rinnovamento sociale.