Rivolta nel centro accoglienza di Cona, ragazza morta per cause naturali
E’ drammatica la situazione all’interno del centro di prima accoglienza di Cona, in provincia di Venezia, dove alcuni migranti ieri hanno bloccato all’interno della struttura 25 operatori che si occupano dei richiedenti asilo per alcune ore. L’intervento dei carabinieri e della polizia ha consentito di riportare la calma. La rivolta sarebbe scoppiata in seguito alla morte di una ragazza della Costa d’Avorio all’interno del centro. I migranti hanno denunciato ritardi nei soccorsi, e avrebbero dato inizio alla protesta che si è protratta per diverse ore, arrivando a bruciare alcuni scaffali.
Le proteste di ieri non sono le prime andate in scena nell’hub di Conetta, anche se sono state le prime con un accento violento con l’utilizzo di fuochi e di minacce. Il 30 agosto scorso una cinquantina di migranti avevano manifestato in strada per protestare contro i lunghi tempi di evasione delle pratiche per le richieste di asilo. In precedenza, il 27 gennaio dello scorso anno un centinaio di migranti, su un totale in quel momento di 600 contro i 900 di oggi, era sceso in strada per protestare contro il livello di assistenza loro offerto nella struttura.
La struttura di Cona, è una ex base missilistica e oggi ospita circa un migliaio di migranti. I motivi dell’agitazione sono legati anche alle condizioni in cui sono ospitati nelle strutture gestite dall’associazione Mediterraneo: hanno freddo, portano gli stessi vestiti da una settimana e sono ammassati in camerate.
In giornata sono giunti i risultati dell’autopsia che hanno confermato che la 25enne ivoriana Sandrine Bakayoko è deceduta per una tromboembolia polmonare bilaterale fulminante. La comunicazione arriva dal procuratore capo ad interim Carlo Nordio e il pm Lucia D’Alessandro, titolare dell’inchiesta, tranquillizzando quindi sia sulla possibilità di una malattia contagiosa (era circolata l’ipotesi di una meningite), sia su fatti violenti. «Non c’è nessun allarme sanitario», hanno sottolineato i magistrati.
La procura ha poi specificato che si sta provvedendo a tutti i controlli relativi alle condizioni di salute degli ospiti della struttura. Resta infatti in piedi il fascicolo, per ora senza indagati, né ipotesi di reato, sul decesso, per verificare se ci siano state presunte omissioni nella diagnosi della malattia o se ci siano stati eventuali ritardi nei soccorsi, anche se quel tipo di tromboembolia sarebbe stata difficilmente curabile anche in tempi rapidissimi.
«Auspico, ma non ho molta fiducia, che questo governo ritorni a ripensare alle soluzioni. Questo centro era nato nel luglio 2015 per ospitare 15 migranti. In agosto erano già 300. Già allora sentivo i governanti parlare di necessità di sfoltire le fila ma siamo arrivati ora a 1500». Presenze, secondo il sindaco, che «hanno cambiato le abitudini di Cona. Questo è il fallimento dell’accoglienza e dell’organizzazione – concludeil sindaco».