Aumento del 36% nell’ultimo ventennio
L’aumento dell’obesità in Italia è correlato al consumo crescente di cibi ultra-processati, in particolare tra i giovani. La Fondazione Aletheia ha evidenziato questa tendenza preoccupante, con un focus sulla Dieta Mediterranea come modello nutrizionale da promuovere. Rispetto agli Stati Uniti, l’Italia ha una situazione migliore ma comunque critica. Proteggere le future generazioni da abitudini alimentari dannose è essenziale per prevenire malattie croniche e migliorare l’economia del Paese. Lavorare insieme per contrastare questa tendenza è il messaggio chiave della professoressa Esmeralda Capristo.
Impacto dell’aumento dei cibi ultra-processati sull’obesità in Italia
Il consumo crescente di cibi ultra-processati ha contribuito all’aumento del 36% dell’obesità in Italia negli ultimi 20 anni, secondo una ricerca condotta dalla Fondazione Aletheia in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione. Questa tendenza preoccupante è particolarmente evidente tra i giovani, con un aumento del consumo di alimenti altamente trasformati nella fascia d’età compresa tra i 5 e i 30 anni.
Questi cibi contengono una varietà di additivi chimici come coloranti e dolcificanti artificiali che, sebbene considerati sicuri, possono avere effetti negativi sulla salute a lungo termine. La Dieta Mediterranea, un pilastro della cultura alimentare italiana, rischia di essere compromessa da questa tendenza. Negli Stati Uniti, la situazione è ancora più critica, con i cibi ultra-processati che costituiscono una parte significativa dell’apporto calorico medio per adulti e adolescenti.
È fondamentale proteggere le future generazioni da abitudini alimentari dannose e promuovere modelli nutrizionali sani come la Dieta Mediterranea. Combattere l’obesità e il sovrappeso potrebbe non solo migliorare la salute della popolazione, ma anche generare risparmi economici significativi per il Paese.
Le stime suggeriscono che una riduzione del consumo di cibi ad alto contenuto di zuccheri e grassi potrebbe prevenire un gran numero di malattie croniche entro il 2050, contribuendo anche a un risparmio di 12 miliardi di euro per i cittadini italiani. È importante che genitori, educatori, ricercatori e decisori politici lavorino insieme per affrontare questa sfida e promuovere abitudini alimentari più sane per tutta la popolazione.
Impatto dei cibi ultra-processati sull’obesità in Italia
L’aumento dei consumi di cibi ultra-processati incide pesantemente sull’obesità, cresciuta del 36% negli ultimi 20 anni in Italia. E’ quanto emerge da una ricerca condotta dalla Fondazione Aletheia, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione. Presieduta da Stefano Lucchini e diretta da Riccardo Fargione, Aletheia è un think tank scientifico italiano che studia e promuove modelli nutrizionali sani e, sotto la guida del professor Antonio Gasbarrini, preside della Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Direttore del Centro Malattie Apparato Digerente del Policlinico Gemelli, riunisce esperti di alto profilo nei settori della medicina, dell’economia e della giurisprudenza.
Il consumo di alimenti altamente trasformati sta aumentando tra i giovani, in particolare nella fascia d’età compresa tra i 5 e i 30 anni. Si tratta di prodotti come merendine, bevande gassate, snack salati che contengono nella maggior parte dei casi una molteplicità di additivi chimici come coloranti, dolcificanti artificiali e molto altro. Questi additivi seppur considerati sicuri non sono di certo salubri per la salute, soprattutto a causa del cosiddetto effetto cocktail, ovvero la loro assimilazione ripetuta durante la giornata. Un fenomeno che rischia di compromettere la diffusione di modelli nutrizionali sani, come la Dieta Mediterranea, che rappresenta una pietra miliare della nostra cultura alimentare.
La situazione italiana è comunque migliore rispetto ad esempio agli Stati Uniti. Negli Usa, i cibi ultra-processati costituiscono il 60% dell’apporto calorico medio per gli adulti e il 70% per gli adolescenti. Secondo il recente studio “Global Burden of Disease”, in Nord America l’obesità e l’iperglicemia legate a una cattiva alimentazione sono tra le principali cause di morte.
“È fondamentale proteggere le future generazioni da abitudini alimentari dannose e continuare a investire in politiche che promuovano la Dieta Mediterranea, non solo come modello nutrizionale, ma anche come cultura della consapevolezza alimentare”, afferma Esmeralda Capristo, professoressa di Scienza dell’Alimentazione e delle Tecniche Dietetiche Applicate all’università Cattolica del S. Cuore e membra del Comitato scientifico della Fondazione Aletheia “genitori, educatori, mondo della ricerca e decisori politici devono lavorare insieme per contrastare questa tendenza preoccupante”.
Attualmente, il sovrappeso e l’obesità interessano il 46% della popolazione italiana, pari a oltre 23 milioni di persone in maggiore età, ma la situazione non è rassicurante nemmeno per adolescenti e giovani. Le stime suggeriscono che una riduzione del 20% delle calorie provenienti da cibi ad alto contenuto di zuccheri e grassi potrebbe prevenire fino a 688.000 malattie croniche entro il 2050. A beneficiarne anche l’economia del Paese con una corretta alimentazione che garantirebbe un risparmio di 12 miliardi di euro per i cittadini italiani.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 16 Ottobre 2024, 20:32
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