Nuove prospettive nel trattamento del diabete tipo 1 grazie all’immunoterapia

Nuove prospettive nel trattamento del diabete tipo 1 grazie all’immunoterapia

L’immunoterapia rappresenta una speranza per migliorare il trattamento del diabete di tipo 1, con focus su trattamenti come gli anticorpi monoclonali e le terapie con cellule T regolatorie. Gli inibitori dei checkpoint immunitari si dimostrano promettenti nel ridurre l’aggressione contro le cellule beta pancreatiche. La combinazione di terapie potrebbe eliminare la necessità di insulina, migliorando la qualità della vita dei pazienti. Prossimi sviluppi includono terapie più personalizzate, miglioramento della sicurezza ed efficacia e terapie di lunga durata per una potenziale “cura funzionale”. Questi progressi sono discussi da Raffaella Buzzetti al Congresso nazionale Sid a Rimini.

Le nuove prospettive dell’immunoterapia nel trattamento del diabete di tipo 1

Secondo Raffaella Buzzetti, presidente eletta della Società italiana di diabetologia (Sid), l’immunoterapia rappresenta una grande speranza per migliorare l’approccio terapeutico al diabete di tipo 1 e modificare il suo decorso, soprattutto nelle fasi precoci. Trattamenti sperimentali come gli anticorpi monoclonali e le terapie con cellule T regolatorie potrebbero ritardare l’insorgenza della malattia e rallentare la distruzione autoimmune delle cellule beta pancreatiche, essenziali per la produzione di insulina.

Le innovazioni includono l’utilizzo degli inibitori dei checkpoint immunitari come Pd-1 e Ctla-4, che potrebbero ridurre l’aggressione contro le cellule beta nel diabete tipo 1 senza compromettere la capacità di protezione da infezioni o tumori. Si prevede una futura ottimizzazione dell’immunomodulazione per prevenire la progressione verso la carenza totale di insulina, insieme alla protezione delle cellule beta mediante terapie per la loro rigenerazione, trapianto di cellule staminali o isole pancreatiche, e terapie geniche contro lo stress infiammatorio e autoimmunitario.

Buzzetti sottolinea l’importanza delle terapie combinate simultanee, che potrebbero ridurre o eliminare la necessità di insulina migliorando la qualità della vita dei pazienti affetti. I prossimi sviluppi attesi sono trattamenti più personalizzati basati sulla comprensione dei meccanismi immunitari nel diabete di tipo 1, il miglioramento della sicurezza e dell’efficacia delle terapie immunoterapiche attuali e la ricerca di terapie di lunga durata che possano garantire una ‘cura funzionale’.

Ultimo aggiornamento: Giovedì 24 Ottobre 2024, 11:06.

Immunoterapia nel trattamento del diabete di tipo 1: una nuova speranza

L’immunoterapia rappresenta una grande speranza per migliorare l’approccio terapeutico al diabete di tipo 1, anche se non è ancora una cura definitiva, secondo Raffaella Buzzetti, presidente eletta della Società italiana di diabetologia (Sid). Durante il 30° Congresso nazionale Sid a Rimini, si è discusso dell’utilizzo di trattamenti sperimentali come gli anticorpi monoclonali, come il teplizumab, che possono rallentare la distruzione autoimmune delle cellule beta pancreatiche, fondamentali per la produzione di insulina. Inoltre, terapie con cellule T regolatorie cercano di prevenire l’attacco alle cellule pancreatiche.

Le innovazioni includono l’utilizzo di inibitori dei checkpoint immunitari come Pd-1 e Ctla-4, che possono ridurre l’aggressione contro le cellule beta nel diabete di tipo 1 senza compromettere le difese immunitarie contro infezioni o tumori. Si spera in una futura ottimizzazione dell’immunomodulazione per prevenire la carenza totale di insulina, insieme alla protezione e rigenerazione delle cellule beta tramite trapianti di cellule staminali o terapie geniche.

La combinazione di terapie potrebbe portare a una riduzione della dipendenza dall’insulina, migliorando la qualità della vita dei pazienti. Si auspica una maggiore personalizzazione dei trattamenti grazie alla comprensione dei meccanismi immunitari coinvolti nel diabete di tipo 1, insieme al continuo perfezionamento degli attuali approcci immunoterapici per garantire una maggiore sicurezza ed efficacia. Infine, si punta a terapie di lunga durata che possano garantire una protezione duratura o persino una ‘cura funzionale’ per i pazienti affetti da diabete di tipo 1.

Ultimo aggiornamento: Giovedì 24 Ottobre 2024, 11:06.

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