Che il giornalismo cambi lato, come la vergogna
Nel dibattito sul giornalismo e la narrazione della violenza di genere, è emersa la necessità di riflettere sul ruolo dei media e la responsabilità dei giornalisti. Attraverso la testimonianza di Gino Cecchettin e Gisèle Pelicot, vittime che si oppongono alla spettacolarizzazione del dolore, si evidenzia la portastra tra la cultura patriarcale e la violenza di genere. Cecchettin, con la Fondazione Giulia Cecchettin, e Pelicot, tramite il processo contro il marito abusante, cercano di cambiare la narrazione e mettere a fuoco la responsabilità degli abusanti anziché delle vittime. È un appello a una narrazione mediatica più rispettosa, empatica e consapevole.
Responsabilità, competenza e dignità nel giornalismo
Il giornalismo deve rispondere a criteri fondamentali di continenza, pertinenza e responsabilità. Domande inopportune e sensazionalistiche non rispettano la dignità delle vittime di violenza di genere. È fondamentale cambiare la narrazione sessista e sbagliata della violenza, empatici con gli abuser anziché con le vittime.
Gisèle Pelicot e Gino Cecchettin sono esempi di vittime che combattono per cambiare questa narrazione distorta, spostando la vergogna dagli abusanti alle vittime stesse. Cecchettin si impegna con la Fondazione Giulia Cecchettin a cambiare la narrazione sull’omicidio di genere, mettendo in discussione l’educazione patriarcale. È necessario raccontare le vittime attraverso le loro scelte libere e attive, anziché cristallizzarle nella violenza subita.
Il giornalismo ha la responsabilità di cambiare la narrazione, concentrarsi sulle storie delle vittime anziché sull’empatia con gli abuser. Le vittime stanno facendo la loro parte nel cambiare la cultura patriarcale, e spetta al giornalismo sostenere questa causa. È urgente evitare domande sensazionalistiche e rispettare la dignità delle vittime, per contribuire a un cambiamento reale nella società.
La responsabilità del giornalismo nella narrazione della violenza di genere
Il giornalismo ha il compito di informare il pubblico in modo responsabile, rispettando la continenza e la pertinenza nei contenuti che propone. Nella narrazione della violenza di genere, queste due caratteristiche sono fondamentali per evitare il sensazionalismo e il voyeurismo che alimentano una cultura patriarcale. Le domande fatte alle vittime, come nel caso di Gino Cecchettin, devono essere rispettose e utili al dibattito pubblico, non strumentalizzate per rubare attenzione e clic.
Gisèle Pelicot e Gino Cecchettin rappresentano due esempi di vittime che hanno scelto di cambiare la narrazione della violenza di genere, spostando il focus della vergogna sugli abusanti e non sulle vittime. La responsabilità del giornalismo e della classe politica ed intellettuale è quella di supportare questa visione e contribuire a una narrazione più rispettosa e empatica.
È necessario che il giornalismo rifletta sulle domande che pone e sulle storie che racconta, dando voce alle vittime in modo rispettoso e non paternalistico. Solo attraverso un cambio di prospettiva e un maggiore rispetto per le vittime si potrà contribuire a una società più consapevole e rispettosa della dignità umana.
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