Mediterraneo in crisi idrica: l’importanza della cooperazione secondo l’Agenda di AQP-Ambrosetti
Il cambiamento climatico sta portando a una crescente domanda di acqua e a una diminuzione delle risorse idriche nel Mediterraneo entro il 2050. Siccità e eventi climatici estremi stanno mettendo a dura prova i sistemi idrici della regione. La cooperazione su consumi, efficientamento e fonti alternative è essenziale per affrontare questa sfida. La Puglia si distingue come hub strategico per la gestione dell’acqua in situazioni estreme. Investimenti mirati alla tutela dell’acqua, economia circolare e digitalizzazione sono essenziali. L’integrazione e lo scambio di competenze sono cruciali per affrontare la crisi idrica che minaccia la regione.
La sfida comune dell’acqua nel Mediterraneo ampliato
Entro il 2050, i Paesi del Mediterraneo allargato dovranno affrontare una crescente domanda di acqua e risorse idriche sempre più limitate a causa del cambiamento climatico. Siccità e eventi estremi mettono a repentaglio la stabilità dei sistemi idrici progettati in un contesto diverso, richiedendo maggiore cooperazione per affrontare la situazione. La regione, inclusa l’Italia, che dipende fortemente dalle risorse idriche, deve concentrarsi su consumi sostenibili, efficienza energetica, interconnessione, riutilizzo e fonti alternative per affrontare l’impoverimento idrico.
La Puglia è identificata come un hub strategico per affrontare le sfide legate alla gestione dell’acqua in situazioni estreme, come la mancanza di fonti primarie e scarse precipitazioni. L’infrastruttura idrica unica e interconnessa della regione, insieme a significativi investimenti per la sicurezza idrica, l’economia circolare e la digitalizzazione, la rendono un modello da seguire per gli altri Paesi del Mediterraneo.
Il Mediterraneo ampliato, con una popolazione in crescita e una domanda di acqua potabile in aumento, si trova ad affrontare un grave stress idrico, con molti Paesi destinati a subire un impoverimento idrico superiore al 75% entro il 2050. La scarsità idrica minaccia la sicurezza alimentare, la stabilità delle comunità e può portare a conflitti legati all’accesso e al controllo delle risorse idriche.
Pur essendo una delle regioni più colpite dal cambiamento climatico, l’area del Mediterraneo manca spesso di politiche integrate per gestire la risorsa idrica. È necessario un maggiore impegno da parte dei governi per sviluppare tecnologie e pratiche sostenibili per garantire una gestione efficiente dell’acqua e affrontare le sfide future legate alla disponibilità idrica.
La sfida dell’acqua nel Mediterraneo allargato
Il cambiamento climatico rappresenta una minaccia sempre più concreta per i Paesi del Mediterraneo allargato, che dovranno affrontare nel corso dei prossimi decenni una crescente domanda di acqua e una diminuzione delle risorse idriche a disposizione. Siccità e eventi estremi mettono a repentaglio sistemi progettati in un contesto diverso, rendendo necessaria una maggiore cooperazione su tematiche come consumi, efficientamento, interconnessione, riuso e fonti alternative.
La regione Puglia si configura come un punto di riferimento strategico in questo contesto, sia per la sua posizione geografica che per il modello di gestione delle risorse idriche adottato, soprattutto in situazioni di grande criticità. Gli investimenti mirati alla tutela dell’acqua, all’economia circolare, alla transizione energetica e alla digitalizzazione hanno reso la Puglia un esempio virtuoso da seguire.
Il report presentato da Regione Puglia, Acquedotto Pugliese e The European House – Ambrosetti fornisce una panoramica dettagliata della situazione del Mediterraneo allargato, evidenziando criticità e best practice da implementare per il bene comune. In particolare, l’Italia si trova al primo posto nell’area per il valore aggiunto generato dalla filiera dell’acqua, confermando l’importanza strategica della gestione idrica per l’economia del Bel Paese.
La necessità di un approccio integrato e sinergico a livello internazionale è cruciale per affrontare le sfide legate alla gestione delle risorse idriche nel Mediterraneo. L’interconnessione, sia infrastrutturale che delle competenze, si configura come una priorità imprescindibile per garantire una maggiore resilienza di fronte alle criticità legate alla disponibilità idrica.
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