Il report sull’applicazione del diritto all’aborto non ancora completo dopo 46 anni

Il report sull’applicazione del diritto all’aborto non ancora completo dopo 46 anni

Il Ministero della Salute non ha ancora pubblicato il report ufficiale sull’applicazione della Legge 194 per il 2022, suscitando preoccupazioni e interrogativi. La deputata Gilda Sportiello e l’attivista Federica Di Martino sollevano dubbi sul ritardo, sospettando motivazioni politiche dietro alla mancanza di dati aggiornati. L’accesso all’aborto in Italia risulta compromesso dalla mancanza di trasparenza e dall’obiezione di coscienza diffusa tra gli operatori sanitari. La lotta per garantire i diritti delle donne si intreccia con la richiesta di accesso ai dati pubblici, fondamentali per monitorare e migliorare l’applicazione della Legge 194.

Report Ministero della Salute: Ritardo e Dubbi sulla Legge 194

Da oltre nove mesi si attende l’uscita del report ufficiale del Ministero della Salute che analizza l’applicazione della Legge 194 relativa all’anno 2022. Questo report, presentato annualmente negli ultimi 46 anni, sembra essere stato oggetto di un inedito ritardo, che ha sollevato diverse perplessità.

La deputata Gilda Sportiello (M5S), insieme all’attivista Federica Di Martino, ha sollevato interrogativi sul motivo di questo ritardo, sospettando che possa essere dovuto a motivi politici piuttosto che tecnici. La mancanza di dati aggiornati e trasparenti rischia di compromettere il diritto all’aborto in Italia, sancito dalla Legge 194.

Il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, ha dichiarato che il ritardo è dovuto a difficoltà tecniche nella raccolta dei dati. Tuttavia, secondo Sportiello e Di Martino, potrebbe esserci di più dietro a questo ritardo, con il sospetto che possa riflettere una linea politica ostile alla piena applicazione della Legge 194.

Il dibattito attorno al diritto all’aborto in Italia rimane acceso e critico verso le istituzioni. Senza accesso alle informazioni e alla trasparenza, diventa difficile garantire che le disposizioni della Legge 194 vengano rispettate a pieno, mettendo a rischio il diritto delle donne di esercitare liberamente la scelta sull’IVG in modo sicuro e tempestivo.

Il ritardo nel report dell’applicazione della Legge 194: una questione tecnica o politica?

Da oltre nove mesi si attende la pubblicazione del report ufficiale del Ministero della Salute che fotografa l’applicazione della Legge 194 per l’anno 2022. È un report che è stato presentato ogni anno, negli ultimi 46 anni, dall’entrata in vigore della legge.

La deputata Gilda Sportiello (M5S), insieme all’attivista Federica Di Martino del progetto “IVG, ho abortito e sto benissimo”, ha presentato più interrogazioni parlamentari per sollecitare il Ministero a giustificare questo ritardo, ma solo l’8 novembre ha ricevuto una risposta: i dati del 2022 non sono disponibili, e si resta fermi a quelli del 2021.

Marcello Gemmato, sottosegretario alla Salute, ha giustificato il ritardo con “oggettive difficoltà tecniche”, spiegando che la raccolta dei dati, coinvolgendo tutte le regioni e le province autonome, è un processo complesso e lungo. Per Sportiello e Di Martino, questo ritardo però non è solo tecnico, ma anche politico: il sospetto è che si tratti di una “linea di continuità sulle politiche di deterrenza” portate avanti dal governo.

L’accesso all’aborto in Italia, garantito formalmente dalla Legge 194, rischia di restare un diritto “sulla carta” senza la disponibilità di dati trasparenti e aggiornati. L’assenza di informazioni dettagliate per struttura, insieme all’obiezione di coscienza diffusa e al mancato supporto medico, rende complesso per le donne esercitare il loro diritto all’IVG in modo sicuro e tempestivo.

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