“Home restaurant”, ecco la legge che li regolamenta: molte le proteste

“Home restaurant”, ecco la legge che li regolamenta: molte le proteste

Per combattere il proliferare indiscriminato di “home restaurant” arriva per la prima volta in Italia una legge che regola uno dei tanti rami in cui si è sviluppata in questi anni la sharing economy, ossia quella dei ristoranti “fatti in casa” e di tutte le attività di “social eating”.

È diventata oramai una moda ma anche un modo in cui gli italiani appassionati di cucina decidono di arrotondare aprendo le porte delle loro case. Un fenomeno che ha preso velocemente piede affermandosi soprattutto come punto di riferimento per i turisti( ma non solo) desiderosi di scoprire dal vivo gusti e abitudini delle città che li ospitano. Era necessario, dunque, arrivare a una legge ad hoc che regolamentasse tutto questo.

La legge

È arrivato quindi il Sì dell’Aula della Camera al provvedimento che disciplina il fenomeno degli ‘home restaurant’ o ‘ristoranti casalinghi’, che ora passa al vaglio del Senato. Riguarda quei ‘ristoranti casalinghi’ con pochi coperti allestititi all’interno di abitazioni private, con prenotazioni che viaggiano sul web, dai social network al sito del proprietario della casa, fino alle piattaforme di social eating.

Secondo una ricerca Fipet Confercenti, nel 2014 sono state organizzate 37mila cene social, con un ricavo medio di 198 euro (con un fatturato totale di 7,2 milioni di euro) per circa 300mila partecipanti. Il numero di cuochi, invece, era di 7mila.

Una legge snella composta da sei articoli e volta a “disciplinare l’attività non professionale di ristorazione esercitata da persone fisiche nelle abitazioni private” e al tempo stesso fornire strumenti che tutelino sia i consumatori sia la leale concorrenza. Prima di tutto, la legge stabilisce che l’attività di home restaurant si avvalga di piattaforme tecnologiche che possano prevedere commissioni sul compenso di servizi erogati.

Per questo, pagamenti e prenotazioni dovranno avvenire esclusivamente attraverso piattaforme online che tracceranno tutto per scongiurare il pericolo di evasione fiscale. E’ stato fissato un tetto giornaliero di coperti, al massimo 10 e i compensi non potranno superare i 5mila euro all’anno. Se questa soglia verrà superata, scatterà l’obbligo di dotarsi di partita Iva e di iscrizione all’Inps.

Quanto al servizio, i cuochi dovranno assicurarsi che le loro abitazioni possiedano i requsiti igienico-sanitari previsti dalle leggi e dai regolamenti vigenti. Per questa ragione, per avviare l’attività occorrerà inviare al proprio comune la segnalazione certificante l’inizio di essa, e a copertura degli eventuali danni relativi dovrà essere stipulata una polizza per la responsabilità civile verso terzi.

Secondo Lino Enrico Stoppani, presidente della Fipe Confcommercio, si tratta di una legge fatta non soltanto per tutelare gli interessi degli imprenditori ma soprattutto quella dei consumatori “perché col cibo non si può scherzare”. A chi opera nel settore, invece, la legge va stretta. Infatti, da quando il ministero dello Sviluppo ha inziato a emanare le prime direttive nel 2015, tanti home restaurant hanno già chiuso, a detta loro, a causa dell’ “eccessiva confusione che faceva fioccare multe salate”.

Il provvedimento parte dal principio che l’attività degli home restaurant sia da considerarsi “saltuaria”. Perciò non può superare il limite di 500 coperti per anno solare, né generare proventi superiori a 5.000 euro annui. Inoltre, chi avvia un home restaurant è tenuto a comunicare al comune competente la segnalazione certificata di inizio attività (SCIA). Qualora l’attività di home restaurant sia esercitata senza la presentazione della SCIA, sono previste multe salate e la cessazione dell’attività.

Le critiche

Gli home resaurant da parte loro denunciano i troppi limiti alla loro attività previsti nella legge in arrivo. “La legge attuale in discussione alla Camera sull’home restaurant, così com’è impostata, accorpa e snatura le quattro leggi presentate fra il 2015 e il 2016, introducendo dei limiti che non erano presenti in nessuna delle quattro proposte come l’obbligo di registrazione alle piattaforme on line e l’obbligo di acquisire i pagamenti esclusivamente online tramite una di queste piattaforme”, afferma Giambattista Scivoletto, amministratore del sito www.bed-and-breakfast.it e fondatore di HomeRestaurant.com, piattaforma internazionale di Home Restaurant.

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