Tre anni fa, il 3 ottobre 2013, nel Canale di Sicilia morirono 366 migranti (20 i dispersi) su un barcone diretto verso Lampedusa. Una delle più gravi tragedie navali nel Mediterraneo, dal dopoguerra. In salvo furono portate 155 persone, di cui 41 minori.
L’imbarcazione era un peschereccio di 20 metri, salpato dal porto libico di Misurata con a bordo migranti di origine africana provenienti dall’Eritrea. Quando il barcone arrivò a mezzo miglio dalle coste lampedusane, poco lontano dall’Isola dei Conigli, l’assistente del capitano gettò a terra una torcia infuocata che provocò un devastante incendio. Fiamme accese per fare notare la presenza della barca e far scattare i soccorsi. Fu invece una strage.
I primi ad accorgersi della tragedia furono all’alba dei pescatori locali che videro la gente in mare in mezzo a pozze di gasolio. Furono proprio quei pescherecci a caricare i primi superstiti, mentre l’allarme arrivava alla Guardia Costiera.
Da quel giorno, è stato istituito il “Comitato 3 ottobre” per non dimenticare le vittime del mare. Con una legge, approvata il 16 marzo scorso, oggi si celebra la prima Giornata della Memoria.