Mosul, trovata fossa comune con 500 cadaveri di prigionieri civili
Alcune milizie dell’Iraq pro governo hanno annunciato di avere trovato una fossa comune realizzata dallo ‘Stato islamico’ a ovest di Mosul, con circa 500 cadaveri. Si tratta di “prigionieri civili” uccisi dai jihadisti.
I corpi all’interno sono di prigionieri civili che erano stati incarcerati e uccisi nella prigione di Badush, circa 25 chilometri a ovest di Mosul. Secondo quanto riferiscono le milizie, le esecuzioni dei prigionieri risalgono a oltre due anni e mezzo fa e i civili uccisi erano, per la maggior parte, musulmani sciiti.
L’Isis ha preso il controllo del carcere di Badush l’11 giugno del 2014 e ha compiuto esecuzioni su centinaia di detenuti, liberandone invece migliaia di altri, fra cui alcuni leader e combattenti del gruppo terroristico stesso che stavano scontando condanne.
Durante l’offensiva contro lo ‘Stato islamico’, le autorità irachene hanno trovato diverse fosse comuni, l’ultima delle quali con circa 100 cadaveri lo scorso 26 febbraio.
A novembre è stata trovata un’altra fossa comune a sud di Mosul con i corpi di 300 persone, per la maggior parte poliziotti uccisi dai jihadisti, e a giugno scorso ne è stata scoperta un’altra con circa 400 vittime a Falluja.
L’esercito iracheno intanto ha conquistato la principale centrale idrica di Mosul è ha lasciato l’Isis senz’acqua.
La resistenza dei combattenti jihadisti inizia a collassare. Le forze irachene sono riuscite a liberare anche altri due quartieri nella parte occidentale della roccaforte dell’Isil e si preparano alla battaglia per liberare la città vecchia, sul versante ovest del fiume Tigri, che potrebbe registrare alcuni dei più difficili combattimenti di tutta l’operazione.
Secondo un quotidiano israeliano, al Baghdadi si nasconde in un villaggio nel deserto e pensa alla sua sopravvivenza. Il califfo non diffonde messaggi registrati da novembre, due settimane dopo l’offensiva dell’esercito iracheno su Mosul e la propaganda dell’Isis non ha diffuso messaggi dopo aver perso il controllo della parte orientale della città.
“Hanno costretto le donne a indossare il velo e i giovani a indossare i pantaloni e a farsi crescere la barba – racconta un residente del distretto di Mansour – Siamo feriti e umiliati. Ci hanno addirittura proibito di fumare. Prima le sigarette costavano l’equivalente di 4 dollari e ora ne costano 25. Non avevamo cibo. Fame e disoccupazione sono diventate un’abitudine”.