#osservatoriogiornalismo: “Giornalisti under 35 poveri e precari”
“Il 40% degli oltre 35.000 giornalisti attivi in Italia, per lo più under 35, produce annualmente un reddito inferiore ai 5.000 euro. Se si guadagna così poco, significa che il tema della precarietà e della dignità di questa professione impone riflessioni e azioni non più procrastinabili”. Con queste parole che suonano come un’accusa al sistema, il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha introdotto i lavori, in occasione della presentazione della seconda edizione dell’ Osservatorio sul giornalismo dell’Agcom.
“La prima spinta di chi sceglie di raccontare agli altri la realtà è la passione – ha sottolineato Grasso – ma anche la più virtuosa delle attività lavorative, necessita di retribuzioni che possano garantire una vita decorosa”. “Non è un mistero che negli ultimi anni la crisi economica abbia fortemente penalizzato l’intero comparto dell’informazione. Per rispondere alle difficoltà, si è spesso fatto ricorso a soluzioni di corto respiro, che puntano più alla quantità che alla qualità dei contenuti – ha proseguito nel discorso -. Nel lungo periodo temo che questo atteggiamento possa essere controproducente, sebbene sia consapevole delle obiettive difficoltà di fare da argine a una deriva globale che premia la velocità rispetto all’accuratezza e il sensazionalismo rispetto all’approfondimento”. “Occorre, in questo senso, educare allo sforzo e alla fatica del confronto anche i cittadini, a partire dai più giovani sin dalle scuole – ha continuato la seconda carica dello Stato -. Un pubblico consapevole riconosce il giornalismo di qualità rispetto a quello che rincorre la strumentalizzazione, la polemica o una lettura superficiale di fenomeni invece terribilmente complessi”.
Oltre al presidente del Senato, al tavolo erano presenti anche: la giornalista e direttore dell’ Huffington Post, Lucia Annunziata, Angelo Marcello Cardani, presidente Agcom, Mario Morcellini, neo commissario Agcom, Paola Spadari, presidente dell’Odg Lazio. Inoltre, hanno preso parte alla discussione anche: Philip Willan, presidente della Stampa estera, Virman Cusenza, direttore de Il Messaggero e Federica Angeli, giornalista de La Repubblica, esempio di chi non cede alla intimidazioni che possono corrompere e distruggere quello che, a detta di molti, sarebbe il “mestiere più bello del mondo”.
Nel corso del rapporto, presentato presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani a Roma, sono stati affrontati diversi mali che affliggono l’attuale contesto mediale ed editoriale. Dalla graduale e inarrestabile precarizzazione della professione, al “gender gap”, che anche in questo ambito vedrebbe penalizzate le donne, come ha fatto notare Lucia Annunziata nel suo intervento, alle barriere all’ingresso per le nuove generazioni.
Il rapporto consta di due parti principali, una basata su dati secondari e una su dati primari prodotti dalla stessa Autorità, ed è diviso in cinque capitoli dedicati a specifici ma interrelati aspetti della professione giornalistica: dalle tematiche labour a quelle di genere, fino all’individuazione e definizione di alcune criticità dell’impianto normativo italiano in grado di incidere profondamente sul contesto in cui operano i giornalisti, e, più in generale, sul pluralismo dell’intero sistema informativo, ove l’Autorità è chiamata ex lege a vigilare affinché l’informazione sia libera e al servizio di interessi collettivi. Dopo una breve introduzione di contesto, il Capitolo 2 del rapporto presenta innanzitutto una fotografia della professione giornalistica in Italia, analizzando il profilo socio–demografico dei giornalisti. Il Capitolo 3 offre un approfondimento, basato sul questionario Agcom (somministrato a ben 2.439 giornalisti), circa la condizione professionale, l’evoluzione della professione, le competenze digitali. Il Capitolo 4 analizza il livello di formazione e di competenze della forza lavoro giornalistica italiana, nonché le tematiche inerenti alle attività svolte dai professionisti dell’informazione, agli argomenti che abitualmente affrontano nel proprio lavoro, alle redazioni/testate presso cui lavorano. Il Capitolo 5 evidenzia cinque profili di giornalisti italiani caratterizzati, al loro interno, da un elevato livello di similarità. Ai cinque profili emersi, sulla base di alcune caratteristiche prevalenti, è stata attribuita un’etichetta distintiva e sono stati, pertanto, identificati i giornalisti dipendenti, le giornaliste emergenti, i freelance, le precarie e gli idealisti. Infine, nel capitolo 6 è presente l’analisi delle complessive criticità che la categoria giornalistica affronta nell’espletamento dei propri compiti di copertura e divulgazione dei temi di pubblica utilità.
I tasti dolenti, evidenziati dal presidente del Senato nell’introduzione, trovano conferma nei dati dell’Osservatorio sul giornalismo Agcom, che nella sua seconda edizione delinea il profilo socio-demografico di un campione di 2.439 giornalisti. L’universo dei giornalisti attivi in Italia è caratterizzato da un cambiamento generazionale; una nuova distribuzione per genere, con l’ingresso di una consistente fascia di donne; una ridistribuzione del reddito, con uno strutturale impoverimento delle fonti economiche, a testimonianza del fatto che sempre più giornalisti esercitano la professione in modo parziale e precario. In altre parole, il settore dell’informazione sta attraversando una crisi strutturale che coinvolge tutti i mezzi a contenuto editoriale. Il report indica come le criticità di natura economica – data l’elevata precarietà nonché i notevoli rischi occupazionali – costituiscano di gran lunga quelle più sentite. Risultano, però, molto diffuse le diverse forme di intimidazione rivolte alla categoria, sia di origine criminale, sia derivanti da abusi dell’azione processuale, comportando potenzialmente un effetto dissuasivo sull’esercizio della professione giornalistica e sulla libertà d’informazione. Si evidenzia, infatti, come i giornalisti che operano in ambito locale risultino maggiormente minacciati, poiché le condizioni di debolezza economica aggravano la vulnerabilità di questi ultimi nei confronti delle intimidazioni. Ha inoltre trovato spazio nel dibattito l’eccessiva attenzione riservata alla pseudo informazione, ai talk show, a chi specula sul dolore altrui e sulla curiosità del pubblico, a fini commerciali e di lucro.
Per chi volesse approfondire il tema, l’intera ricerca è consultabile al seguente sito: https://www.agcom.it/osservatorio-giornalismo