Erdogan vince con il 51,2%, Turchia spaccata in due: si parla di brogli
Erdogan vince il referendum con il 51,2% e diventerà il super-presidente. Con questo risultato si assicura la possibilità di governare la Turchia per i prossimi 17 anni, ma il paese resta spaccata in due.
I risultati
Il referendum costituzionale finisce con un testa a testa. Il ‘sì’ vince con il 51,2%, con un margine di poco di un milione di voti di vantaggio. Ma ci sono già forti polemiche sui brogli, con l’opposizione che annuncia di voler contestare almeno il 37% delle schede.
Il Consiglio elettorale supremo (Ysk) ha autorizzato, per la prima volta in Turchia, il conteggio tra i voti validi di schede non timbrate, salvo esplicite prove di frodi.
«I nostri dati indicano una manipolazione tra il 3 e il 4%, da stamani abbiamo individuato 2,5 milioni di voti problematici». Questa la denuncia del vice-leader dei kemalisti del Chp, Erdal Aksunger.
Le parole di Erdogan
«La Turchia ha preso una decisione storica di cambiamento e trasformazione» che «tutti devono rispettare, compresi i Paesi che sono nostri alleati», ha commentato il presidente Erdogan nel primo discorso dopo la vittoria. «Abbiamo ancora molto da fare insieme, continueremo ad andare avanti per la nostra strada. Abbiamo incontrato ostacoli, ma con il volere di Allah non ce ne saranno più. La Turchia farà passi avanti avvicinandosi ai Paesi più sviluppati. Voglio essere il servo di questa nazione, non il padrone», ha aggiunto Erdogan». Erdogan ha anche promesso di discutere con gli altri leader la reintroduzione della pena di morte in Turchia, che potrebbe essere oggetto di un nuovo referendum.
La divisione del Paese
A decidere la vittoria sono stati i suoi sostenitori nell’Anatolia, islamica e tradizionalista. A Istanbul e nella capitale Ankara il no è sopra il 51%. Mentre a Smirne, terza città del Paese e storica roccaforte laica, sfiora il 70%. Anche i curdi, colpiti dalla repressione dopo il fallito golpe si sono espressi in maggioranza contro Erdogan. Partecipazione al voto molto alta: l’affluenza finale è dell’84%, mentre fa il record l’affluenza all’estero, superando il 45%.
I media locali indicano che col 99,33% delle schede scrutinate. Il fronte favorevole alla riforma costituzionale si attesta al 51,36%, rispetto al 48,64% del “no”. Un divario ormai irrecuperabile dal punto di vista puramente aritmetico.