Google fa pace col fisco italiano e versa 306 milioni di euro

Google fa pace col fisco italiano e versa 306 milioni di euro

Google si mette a posto con il fisco italiano con un maxi versamento da 306 milioni di euro. Chiude così tutte le pendenze tributarie andando a sanare anche situazioni che si riferiscono a 15 anni fa.

Si tratta di una cifra superiore rispetto alle previsioni degli esperti che si attestavano su un accordo a 280 milioni. E maggiore anche di quanto pagato dal motore di ricerca all’erario britannico (130 milioni di sterline). Finora tra i giganti Usa del web solo Apple, nel dicembre 2015, era arrivata a pagare di più, 318 milioni, per fare pace con il fisco italiano.

Accordo con Agenzia Entrate

Il pagamento è l’esito di un accordo siglato dai legali del gruppo di Mountain View con l’Agenzia delle Entrate. L’accordo tra Google e l’Agenzia delle Entrate segue quello del dicembre 2015 tra Apple e la stessa Agenzia con il colosso di Cupertino che. In quel caso, versò più o meno la stessa cifra, 318 milioni di euro. Questa mossa andrebbe a sanare l’inchiesta penale sulla presunta evasione fiscale, aperta due anni fa e chiusa nel febbraio dello scorso anno a carico di 5 manager.

In quest’ultimo caso, infatti, il procedimento penale si è poi chiuso con un manager della sede irlandese che ha patteggiato una multa, mentre altre due posizioni sono state archiviate.

Le parole del ministro dell’Economia

Sull’intesa si è espresso anche il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: “Segnala la necessità di lavorare nella direzione di un regime più stabile, chiaro, trasparente e implementabile”.

Proprio per questi motivi Padoan si è detto “disponibile a riflettere concretamente su quanto si può fare intanto a livello nazionale” in materia di “web tax”. In attesa di accordi internazionali.

Il portavoce di Google ha poi comunque confermato «l’impegno nei confronti dell’Italia». E precisato che il gruppo «continuerà a lavorare per contribuire a far crescere l’ecosistema online del Paese». Le parti, infine, si sono impegnate ad attivare un dialogo futuro sulla base delle regole Apa (Advanced Priced Agreement). Per la stipula di accordi preventivi per la corretta tassazione in Italia delle attività riferibili al nostro Paese.

I precendenti

Sono numerosi i fronti aperti tra colossi del web e l’erario italiano. Che contesta la contabilizzazione in Paesi a regime fiscale meno gravoso del nostro (dall’Irlanda al Lussemburgo) di redditi generati in Italia.

La prima a pagare un maxi risarcimento all’Agenzia delle Entrate è stata Apple, che nel 2015 ha versato 318 milioni. La settimana scorsa, invece, la Procura di Milano ha contestato a Amazon una presunta evasione fiscale. Relativa al quinquennio terminato nel 2014 per un giro di affari da 2,5 miliardi. Amazon, che come sede legale fino al 2015 aveva il Lussemburgo, è accusata di aver evaso tasse in Italia per circa 130 milioni. Ma nel mirino ci sarebbero anche Facebook, Western Digital e Airbnb.

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