Attivista italiano fermato in Russia: manifestava per i diritti gay
L’attivista radicale italiano fermato in Russia, Yuri Guaiana collegato da Mosca con Rainews24 racconta: non abbiamo fatto niente di male, solo raccolto firme contro le persecuzioni ai gay.
Yuri Guaiana, è membro dell’associazione radicale ‘Certi Diritti’, è stato fermato insieme ad altri 4 attivisti russi, dalla polizia a Mosca mentre andava alla procura generale per consegnare le firme raccolte dalla petizione contro il trattamento dei gay in Cecenia.
Trattenuto con altri attivisti
Non è mai stato irraggiungibile, l’attivista ha spiegato che stava bene, che era “in carcere, in una stanza con altri quattro attivisti russi e un poliziotto. Ogni tanto vengono a farci domande e chiedere documenti, in particolare a me per il visto. Non sappiamo cosa succederà adesso. Non abbiamo ancora mangiato, non ci hanno portato neanche un bicchiere d’acqua” aveva detto Guaiana raggiunto al telefono, “ci hanno comunicato che siamo in detenzione amministrativa”.
“Eravamo a circa 3-400 metri dalla procura con degli scatoloni per consegnare le firme che abbiamo raccolto, due milioni, quando siamo stati avvicinati da alcuni poliziotti che ci hanno chiesto dove stavamo andando. Siamo stati fermati e portati in una delle loro camionette. Ci hanno requisito tutto il materiale che avevamo con noi, poi siamo stati trasferiti dove siamo adesso”. Parla da una caserma di Mosca Yuri Guaiana.
Gli altri attivisti russi fermati e rilasciati sono Alexandra Aleksieva, Marina Dedales, Nikita Safronov e Valentina Dekhtiarenko. Portavano alla procura generale di Mosca oltre due milioni di firme raccolte in forma digitale per chiedere l’apertura di un’indagine.
L’accusa, secondo quanto detto da Nikita Safronov alla testata Snob, era l’aver violato “l’articolo 20.2 del codice amministrativo”, ovvero l’organizzazione di manifestazioni senza autorizzazione.Mosca, arresto attivista italiano: ”Continueremo a batterci per i gay in Cecenia”
La Farnesina si è attivata
Il consolato italiano, ha twittato il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, è stato subito attivato dalla Farnesina e si è recato sul posto per assistere il connazionale. “I passi indietro molto gravi” sui diritti “potrebbero apparire questione di altri ma non lo è”, ha detto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, in una conferenza stampa di bilancio della prima applicazione della legge sulle Unioni civili. E le reazioni sono state molte, da ogni parte, subito virali sui social network.
“Le notizie dalla Cecenia e quello che è successo in Russia desta preoccupazione”, ha sottolineato Orlando. “Forme di democrazia autoritaria sono – ha spiegato – forze di riferimento a forze politiche che agiscono nel nostro continente e nel nostro Paese” con movimenti omofobi.
La reazione dei Radicali
“L’arresto a Mosca del nostro compagno Yuri Guaiana, membro del direttivo dell’Associazione Radicale Certi Diritti, è un atto gravissimo. Yuri stava consegnando oltre due milioni di firma di cittadini di tutto il mondo che chiedono che sia fatta luce e sulle persecuzione di persone gay in Cecenia e assicurata giustizia” ha detto Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, sottolineando che “ancora una volta nella Russia di Putin la difesa dei diritti umani e delle libertà è considerata un crimine da reprimere, proprio come l’omosessualità. Davanti alla politica liberticida di Mosca la comunità internazionale non può voltarsi dall’altra parte. È il momento che l’Unione Europa in particolare faccia sentire la propria voce”.