Theresa May è rimasta sola, si pensa al successore

Theresa May è rimasta sola, si pensa al successore

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Un voto anticipato per consolidare il governo, che ha avuto l’effetto inverso. Theresa May è “sola, sotto assedio e senza amici”, o almeno così la descrive un suo ex portavoce. Il governo allestito dalle nuove elezioni è precario, non è affatto solido e l’opposizione può bloccare ogni decisione. L’hard Brexit non sarà possibile ed i conservatori stessi perdono fiducia nella prima ministra.

Secondo molti commentatori politici inglesi, l’addio della May “è ormai solo questione di tempo”. La premier ieri ha confermato i cinque ministri più importanti: Boris Johnson agli Esteri, Philip Hammond al Tesoro, Amber Rudd all’Interno, Michael Fallon alla Difesa e David Davis alla Brexit. Per gli altri ministeri ci sarà probabilmente qualche cambiamento, ma senza eccedere: per dare una parvenza di innovazione ma senza alimentare lamentele. Verrà sostituito il duo dei capi di gabinetto Hill e Timothy, fedelissimi della prima ministra, costretti alle dimissioni per arginare le critiche. Il rimpiazzo è Gavin Barwell, ex sottosegretario, uno dei deputati uscenti non rieletti a causa del voto anticipato.

Protestano i Labour di Jeremy Corbyn, a lungo a ballottaggio con la May. Il vice di Corbyn, Tom Watson, twitta: “L’unica responsabile della sconfitta è Theresa May”. Cinquecentotrentamila cittadini hanno firmato una petizione online contro il nuovo governo scricchiolante. Fra i Tories stessi, ci sono dei potenziali successori, o meglio sostituti. L’Evening Standard fa il nome di Boris Johnson, che secondo il Telegraph ha fatto sapere che “non direbbe di no”.

Le alternative

Come traghettatore, però, il nome più quotato è quello di David Davis. Il sessantaseienne porterebbe avanti il discorso Brexit. La Rudd è l’alternativa meno propensa all’uscita dall’Europa. Il rinnovamento, invece, potrebbe arrivare tramite Ruth Davidson, leader Tory in Scozia, che dice: “Theresa ha il pieno sostegno del partito. Bisogna rivedere la strategia sulla Brexit e discutere ora la piattaforma negoziale con gli altri partiti”.

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