Ghiaccio nelle bevande poco sicuro, i consigli per tutelare la salute
Caldo estivo, più uso del ghiaccio nelle bevande. Bar e chioschi dove ci si ristora a sorsi di succhi, centrifughe, granite e cocktail. Ma quanto è sicura l’acqua con cui si produce il ghiaccio?
Il dubbio è venuto alla Bbc, che ha condotto un’inchiesta a campione in qualche decina di caffetterie del Regno Unito scoprendo che nel 30% dei campioni di ghiaccio usato per raffreddare le bevande, c’erano tracce di batteri fecali.
Manuale di prassi igienica
Così, l’Istituto nazionale per il ghiaccio alimentare ha predisposto un manuale di corretta prassi igienica per la produzione di ghiaccio alimentare.
Una sorta di vademecum dedicato all’approfondimento degli aspetti igienici e di sicurezza alimentare legati alla produzione industriale di ghiaccio confezionato e a quella per autoconsumo di ghiaccio alimentare.
In Europa, la produzione di ghiaccio non ha alcuna normativa e l’Associazione Europea di categoria non si è mai fatta promotrice di alcuna iniziativa.
Alimento soggetto a regole
Il ghiaccio è un alimento e come tale deve essere prodotto e manipolato rispettando determinate regole.
Molti bar, discoteche, pub, ristoranti e altri operatori del settore turistico e producono ghiaccio che in molti casi non può essere considerato alimentare, utilizzandolo, lecitamente, per raffreddare le bottiglie e, illecitamente, a diretto contatto con alimenti e bevande.
L’Organizzazione mondiale della sanità indica chiaramente il ghiaccio in cubetti tra gli alimenti ad alto rischio di contaminazione biologica; ricorda anche che il cibo conservato per lungo tempo tra 5°C e 60°C è quello a maggior rischio.