Sgomberi, Viminale individua 600 strutture da destinare agli sfrattati

Sgomberi, Viminale individua 600 strutture da destinare agli sfrattati

Il Viminale pensa di sfruttare gli edifici confiscati alla mafia, e in quest’ottica sarebbero già state individuate circa 600 strutture, tra le province di Roma, Milano e Napoli. Soluzioni che non sarebbero riservate esclusivamente ai migranti sfrattati, viene precisato, ma a tutte le situazioni di precarietà. I prefetti avranno un ruolo centrale. Saranno questi ultimi, in cooperazione con i sindaci, a individuare le soluzioni più adatte per assicurare un sereno svolgimento degli sfratti e lo spostamento nelle nuove sistemazioni abitative.

 

A livello locale verranno individuate le soluzioni più adatte per assicurare un sereno svolgimento delle operazioni di sgombero ed anche delle conseguenti sistemazioni abitative. Le stesse prefetture riceveranno nei prossimi giorni, non appena ottenuto il via libera dal ministro dell’Interno Marco Minniti, una circolare esplicativa con i parametri entro i quali ricomprendere l’azione amministrativa sul territorio per questo specifico tema.

Per ogni sgombero una soluzione abitativa

Il principio è ormai definito: ad ogni sgombero effettuato dovrà corrispondere una soluzione abitativa accettabile. Dopo le polemiche scoppiate a Roma per gli scontri tra la polizia e i migranti che si erano radunati in piazza Indipendenza e che vivevano nel vicino palazzo occupato di via Curtatone, il Ministero dell’Interno è già al lavoro per mettere in pratica la nuova linea che comprende il possibile utilizzo di beni confiscati alla mafia.

Assegnazione già prevista per legge

Quello di destinare beni confiscati alla mafia a persone senza casa, “è un caso previsto dalla legge e in parte si fa già, per esempio a Palermo”. Lo ha sottolineato Ennio Mario Sodano, direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. “Questa destinazione è conforme alla legge che dice che i beni possono essere destinati ai Comuni, che hanno una sorta di prelazione, per fini istituzionali o sociali“, ha spiegato Sodano. “A Palermo ne abbiamo destinati circa 400 al disagio sociale e abitativo, facendo un protocollo con il Comune. Altri centinaia sono stati destinati a tal fine tra Puglia e Calabria“, ha detto il direttore citando solo esempi relativi all’ultimo anno. Sodano ha denunciato però anche un problema: servono dei fondi per poter intervenire con lavori e ristrutturazioni.

Il centrodestra sostiene che le nuove linee del ministero “in un colpo solo, abrogano de facto i reati derivanti dalla occupazione della proprietà privata altrui e contemporaneamente istituiscono un nuovo diritto, quello ad ottenere una soluzione alternativa all’occupazione stessa”.

“Nel caso dei beni confiscati, da sindaco preferirei che venissero messi a disposizione delle famiglie italiane in difficoltà e in lista per le case popolari, prima che a chi occupa abusivamente degli immobili”, ha detto Ilaria Caprioglio, primo cittadino di Savona.

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