Web tax: la legge che divide l’ Europa

Web tax: la legge che divide l’ Europa

E’ una divisione netta sulla tanto chiacchierata web tax quella che emerge dall’ Ecofin di Tallin in corso in questi giorni.

La proposta di una web tax, una forma di imposizione che metta fine alle scappatoie legalmente possibili dei giganti di Internet dagli impegni col Fisco dei Paesi in cui operano, era uno degli argomenti caldi sul tavolo dell’Ecofin di Tallinn e alla fine dieci ministri hanno firmato la proposta, inizialmente lanciata da Francia, Italia, Germania e Spagna, perché la web tax allo studio a livello di Ue e anche di Ocse preveda che i giganti di internet siano tassati sulla base del fatturato anziché dei profitti.

Sono 10 i Paesi che hanno firmato la proposta (oltre ai quattro iniziali figurano Austria, Bulgaria, Grecia, Portogallo, Slovenia e Romania), ma i dubbi e i veti degli altri Paesi dell’Unione europea rendono quantomeno complicato l’iter della stessa proposta. Come l’Estonia, ad esempio, che ha avvertito sulla necessità di trovare una soluzione “globale”, rimandando all’Ocse.

 Tra i sostenitori della web tax c’è l’Italia. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha sottolineato che “c’è una generale condivisione della necessità di introdurre una tassazione delle attività dell’economia digitale”, però “c’è una differenza di valutazione sull’opportunità di avere una misura transitoria ma immediata, o di aspettare invece che si lavori ad un accordo globale a livello Ocse. Noi abbiamo sostenuto che non c’è contraddizione tra questi livelli”. Lo stesso Padoan ha riferito che è stato conferito un mandato alla Commissione per lavorare sulla proposta.

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