Migranti, il governo pensa a un piano per l’integrazione: casa e lavoro

Migranti, il governo pensa a un piano per l’integrazione: casa e lavoro

Il Governo pensa ad un piano di integrazione per i migranti che preveda un lavoro e la casa per circa 74.853 immigrati. Un progetto che prevede diritti e doveri per chi beneficia della protezione internazionale (sono ad oggi 74.853), in base alle norme della Costituzione italiana.

«L’integrazione dei migranti, al di là degli aspetti socio-umanitari, è alla base di una società più sicura. Anche sul fronte del terrorismo islamico» spiega il ministro Marco Minniti.

Il finanziamento del piano «derivanprevalentemente dai Fondi europei» 2014/2020 («Fondo asilo migrazione e integrazione – Fami, Fondo sociale europeo – Fse, Fondo per lo sviluppo regionale – Fesr), «cui vanno ad aggiungersi le risorse nazionali che finanziano le attività degli enti territoriali». Finora è stato stanziato complessivamente oltre mezzo miliardo. E altri 100 milioni sono stati promessi dall’Unione europea.

Rispetto della legge italiana e conoscenza dell’italiano

Diritti ma anche doveri per i migranti che saranno accolti nel nostro paese. Dalla conoscenza dell’italiano e il rispetto della carta costituzionale, dal riconoscimento della laicità dello Stato al rispetto della donna. Per i migranti è inoltre previsto il diritto al ricongiungimento familiare. Mentre l’Italia dovrà assicurare ai rifugiati uguaglianza e pari dignità, libertà di religione, accesso a istruzione e formazione, alloggio e sistema sanitario. Da qui un approccio che «prevede un’azione sistematica multi-livello alla quale contribuiscono Regioni, enti locali e terzo settore, tutti chiamati a sviluppare un’azione coordinata che consenta, attraverso politiche orientate a valorizzare le specificità, il pieno inserimento degli stranieri nelle comunità di accoglienza».

Perché questo avvenga la «strategia di integrazione» deve essere «sostenibile» e «questo è possibile solo se la presenza degli stranieri è equamente distribuita sul territorio nazionale». Il piano riguarda, oltre ai titolari dei permessi di soggiorno, anche le 196.285 persone del sistema di accoglienza nazionale, la maggior parte richiedenti asilo e 18.486 minori stranieri non accompagnati.

Formazione, casa e lavoro per i migranti

Saranno riconosciuti i titoli acquisiti nei Paesi d’origine. “Si è deciso di uniformare le procedure per il riconoscimento e la valorizzazione dei titoli e delle qualificazioni pregresse, standardizzando metodi di valutazione alternativi in caso d’irreperibilità dei documenti ufficiali”, ha spiegato il Ministero degli Interni.

Infine, sul fronte casa “sarà esteso l’accesso alle possibili soluzioni abitative, rendendo territorialmente omogenea l’erogazione di servizi e si creeranno le condizioni perché i piani per l’emergenza abitativa regionali o locali prevedano percorsi di accompagnamento per i titolari di protezione in uscita dall’accoglienza, verificando anche la possibilità di includerli negli interventi di edilizia popolare e di sostegno alla locazione”. Insomma il piano del Viminale va nella direzione di un’integrazione scandita su due fronti: quello abitativo e quello occupazionale. Ma di certo le misure faranno discutere.

 

Salute e religione

Uno degli assi principali è innanzitutto «il dialogo interreligioso e interculturale». Il Piano si sofferma anche sulla necessità di rendere effettivamente accessibile l’assistenza sanitaria a tutti i rifugiati. Per il Viminale l’accesso al sistema sanitario «è un diritto sancito dalla Costituzione italiana».

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