Riforma sull’asilo, il Parlamento europeo da il via libera a Dublino

Riforma sull’asilo, il Parlamento europeo da il via libera a Dublino

Il 16 novembre il Parlamento europeo ha dato il suo appoggio alla riforma sull’asilo a Dublino. 88 europarlamentari, la maggior parte rappresentanti dell’est, si sono opposti alla decisione della Commissione per le Libertà civili, della giustizia e degli affari interni perché contrari alla riforma, chiedendo che fosse messa al voto in aula.

In particolare i paesi dell’est sono contrari alla ripartizione dei richiedenti asilo nei diversi paesi dell’Unione. Per l’europarlamentare Elly Schlein, si tratta di un “segnale forte che lanciamo ai governi europei e ai cittadini: almeno una delle tre istituzioni europee vuole una svolta nelle politiche d’asilo europee, nel segno della solidarietà ed equa condivisione delle responsabilità”.

I cambiamenti della riforma sull’asilo

I cambiamenti consistono fondamentalmente nel cambio di criterio sulla modalità di accessoper via della riforma sull’asilo. Ora, il meccanismo diventa permanente ed automatico, dove il ricollocamento avviene secondo un sistema di quote, a cui devono partecipare tutti i paesi dell’Unione. Inoltre, la competenza dell’esame della domanda di asilo deve essere decisa sulla base di principi di solidarietà, secondo l’articolo 80 del trattato dell’Unione Europea.

“È la prima volta che ci arriva un segnale positivo per quanto riguarda il sistema comune d’asilo, che non va in una direzione esclusivamente restrittiva”, spiega Gianfranco Schiavone, esperto della normativa europea dell’asilo e vicepresidente dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi).

“La competenza dell’esame della domanda non è più affidata solamente alla geografia, cioè non sono competenti nelle richieste d’asilo solo i paesi di frontiera come l’Italia e la Grecia”, spiega Schiavone. “La proposta della Commissione europea manteneva il principio del primo paese d’ingresso, mentre il testo approvato dal parlamento lo elimina. Il richiedente quando arriva in Europa saprà che è irrilevante il punto di ingresso, non è detto che resterà nel primo paese d’arrivo e in questo modo non si creeranno quei fenomeni di fuga che hanno caratterizzato la storia dei flussi migratori degli ultimi vent’anni in Europa”, aggiunge.

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