Peppino Impastato, 40 anni dalla sua morte. Una vita contro la mafia
Peppino Impastato, 40 anni dalla sua morte. La notte tra l’8 e il 9 maggio 1978 il giornalista e attivista politico Peppino Impastato fu assassinato brutalmente a Cinisi, nel suo paese. Quello che in un primo momento si voleva far passare come un attentato terroristico o suicidio, in realtà si è rivelato una vera e propria esecuzione mafiosa, che ha portato all’ergastolo il boss Badalamenti nel 2002.
Peppino impastato, 40 anni dalla sua morte.Una vita contro la mafia
Peppino Impastato è stato infatti il simbolo della lotta alla mafia. Una vita passata a combatterla, a contrastarla, a denunciarla e a sbeffeggiarla. Ha presto interrotto i rapporti con dei familiari perchè collusi con la mafia. Nel 1965 fonda il giornalino “L’idea socialista”, e aderisce al Partito Socialista Italiano di unità proletaria (PSIUP) a soli 17 anni, partecipando attivamente anche alle lotte studentesche e aderendo al gruppo del “Manifesto”.
Attività più importante che si ricorda di Impastato è la fondazione di Radio Aut nel 1976 , libera e autofinanziata che gestisce insieme a un gruppo di compagni. Attraverso la divulgazione della radio denuncia crimini e affari mafiosi dei luogo, colpendo soprattutto il boss del paese Gaetano Badalamenti, deriso dallo stesso Impastato con il nomignolo “Tano Seduto”.
Badalamneti era infatti a capo dei traffici internazionali di droga , gestendoli attraverso il controllo dell’aeroporto di Punta Raisi. Popolare e molto seguita era la trasmissione radiofonica “Onda pazza a Mafiopoli”, dove Peppino prendeva in giro sia mafiosi che politici. Impresse nella memoria di tutti le parole di Peppino Impastato attraverso le quali chiedeva ai suoi concittadini di ribellarsi a Cosa Nostra, dicendo ” Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prime di non accorgerci più di niente!”.
Peppino Impastato, 40 anni dalla sua morte. Condannato all’ergastolo il boss Badalamenti
Continua la sua lotta alla mafia malgrado le minacce ricevute dallo stesso Badalamenti, candidandosi nel 1978 nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni provinciali. Ma poco prima delle votazioni viene organizzato un agguato mafioso. Peppino Impastato venne brutalmente ucciso, e il suo cadavere venne posizionato sui binari ferroviari con sotto una carica di tritolo.
Il delitto volle essere fatto passare come un attentato terroristico nel quale anche l’attentatore era rimasto ucciso. Stampa, forze dell’ordine e giudiziarie non prestarono molta attenzione al caso Impastato, perchè nello stesso giorno di quel tragico 9 maggio venne ritrovato il corpo senza vita del presidente della DC Aldo Moro, in via Caetani a Roma, ucciso dopo 55 giorni di prigionia, dalle BR. In prima linea la madre di Peppino, Felicia Bartolotta e il fratello Giovanni Impastato, insieme ai compagni di militanza e del Centro Siciliano di documentazione di Palermo che dal 1980 è stato intitolato a Giuseppe Impastato, si sono fin da subito battuti per dare giustizia al figlio, fratello e amico. Grazie alle accuse di depistaggio delle indagini e ai numerosi appelli di riapertura dell’inchiesta archiviata nel 1992, è stata riconosciuta la matrice mafiosa del delitto di Peppino Impastato, condannando i mandanti dell’omicidio Gaetano Badalamenti all’ergastolo, e Vito Palazzolo a trent’anni di reclusione.