Aggressioni ai professionisti sanitari: CIMO-Fesmed sottolinea l’importanza della prevenzione

Aggressioni ai professionisti sanitari: CIMO-Fesmed sottolinea l’importanza della prevenzione

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Il Pronto Soccorso in Italia registra un aumento delle aggressioni verbali e fisiche verso il personale sanitario, con il 69% che non denuncia più. Il presidente del sindacato medici CIMO-Fesmed, Guido Quici, sottolinea l’importanza di prevenire tali atti attraverso l’adozione di misure obbligatorie da parte delle aziende. La mancanza di fiducia tra medici e pazienti, causata dai tagli nell’offerta sanitaria, e la carenza di personale aumentano il rischio di eventi avversi e ricadono sulla qualità delle cure. Dopo recenti episodi di violenza, si manifesta per sensibilizzare sull’importanza di garantire un ambiente sicuro per gli operatori sanitari.

Aggressioni al personale sanitario: la situazione in Italia

Il Pronto Soccorso in Italia è stato teatro di un preoccupante aumento di aggressioni, sia verbali che fisiche, nei confronti del personale sanitario. Secondo le ultime statistiche, il 69% di queste aggressioni non viene più denunciato, creando un clima di impunità che mette a rischio la sicurezza degli operatori sanitari.

Il presidente del sindacato medici CIMO-Fesmed, Guido Quici, ha sottolineato l’importanza di adottare misure preventive efficaci per contrastare queste forme di violenza. Sebbene l’arresto in flagranza di reato sia un passo nella giusta direzione, è necessario agire prima che il danno sia già avvenuto. Le aziende dovrebbero implementare azioni concrete di prevenzione, trasformando le raccomandazioni in obblighi di adozione.

L’attuale clima di diffidenza e acredine da parte dei pazienti nei confronti degli operatori sanitari è il frutto di anni di tagli all’offerta sanitaria, che hanno portato a una riduzione delle prestazioni e a tempi di attesa più lunghi. La mancanza di personale medico e infermieristico aumenta il rischio di eventi avversi, compromettendo la qualità delle cure offerte.

In seguito agli recenti atti di violenza nel Policlinico di Foggia e all’omicidio della dottoressa Barbara Capovani, il sindacato medici CIMO-Fesmed ha annunciato proteste per sensibilizzare sull’urgenza di proteggere il personale sanitario. È necessario agire con determinazione per ripristinare il rapporto di fiducia tra medici e pazienti, garantendo un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso per tutti.

Aggressioni al pronto soccorso: boom di violenze e mancanza di denunce

Il Pronto Soccorso in Italia è soggetto a un aumento esponenziale di aggressioni verbali e fisiche verso il personale sanitario, con il 69% degli operatori che ormai non fa più denuncia. Il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha annunciato l’arresto in flagranza di reato come misura punitiva, ma questo intervento è solo una risposta a danno già avvenuto. La commissione ONSEPS sta lavorando per prevenire le violenze agli operatori sanitari, ma è necessario che le aziende adottino obblighi concreti per garantire la loro sicurezza.

Molte aziende potrebbero non prendere sul serio la prevenzione delle aggressioni nei confronti del personale sanitario, limitandosi a documenti di valutazione del rischio che restano inutilizzati. La fiducia tra medici e pazienti è fortemente minata dai tagli all’offerta sanitaria, che si traducono in meno prestazioni, tempi di attesa più lunghi e maggiore frustrazione da parte dei pazienti. La scarsa presenza di medici e infermieri aumenta il rischio di errori e eventi avversi, compromettendo la qualità delle cure offerte.

L’omicidio della dottoressa Barbara Capovani a Pisa ha scosso la comunità medica, e recenti atti di violenza presso il Policlinico di Foggia hanno ulteriormente evidenziato la grave problematica delle aggressioni al Pronto Soccorso. È necessario un cambio di rotta urgente per proteggere il personale sanitario e garantire un ambiente sicuro per tutti. La mobilitazione e la protesta sono segnali di un settore al limite della sopportazione, pronto a difendere i propri diritti e la propria sicurezza.

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