Almaviva: stop ai trasferimenti da Milano a Rende
I 65 lavoratori di Almaviva non saranno trasferiti dalla sede di Milano a quella di Rende, in provincia Cosenza. Lo comunica la società con una nota sul sito: “Consapevole della complessità della situazione”, Almaviva “accoglie con responsabilità l’appello del governo a sospendere le misure finora adottate, in attesa dell’incontro in sede ministeriale, previsto nei prossimi giorni, per la necessaria definizione di un’intesa che garantisca l’indispensabile equilibrio del sito produttivo”. La misura era stata presa dall’azienda dopo la cessazione della commessa Eni e la vittoria del no al referendum Cisl sull’ipotesi di accordo presentata dalla società.
L’accusa dei sindacati
I segretari generali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil, hanno scritto all’amministratore delegato di Almaviva, chiedendo un “incontro urgente per affrontare il tema del dumping, condotto dal gruppo, nei confronti degli altri operatori, non più sostenibile dai lavoratori innanzitutto, cui sono stati chiesti sacrifici enormi”. Il rispetto del contratto nazionale, si legge nella nota dei sindacati, rappresenta “un reciproco impegno a riconoscere le garanzie minime e le regole di gioco in un mercato fortemente competitivo. Non Le sfuggirà che offrire un vantaggio competitivo a questa o quella azienda in un contesto difficile per tutti, rischia di far saltare l’intera filiera del settore”, affermano i sindacati nella lettera.
La posizione di Eni
La commessa attiva con Almaviva Contact è arrivata a naturale scadenza il 30 settembre 2017», ha spiegato Eni in una nota. “Stante la progressiva riduzione dell’attività oggetto del contratto, anche a fronte delle iniziative di insourcing poste in essere, non si è reso necessario effettuare alcuna nuova gara (non essendoci necessità di un nuovo contratto), né è stata trasferita attività ad altri fornitori. Non potendosi minimamente configurare tale fattispecie come ‘cambio appalto’, non rientra nelle casistiche previste dal protocollo sottoscritte in sede del Mise, e anche per tale motivo non c’è stata nessun incontro in tale sede”. E, ancora: “Eni ha sempre informato Almaviva con ampio anticipo rispetto a quanto sopra rappresentato e Almaviva stessa in una lettera inviata al Mise, e a Eni Gas e Luce per conoscenza, ha ufficialmente formalizzato che la suddetta situazione non avrebbe provocato alcun licenziamento”.
La replica della società
Il presidente di Almaviva Contact, Andrea Antonelli, replica ai segretari generali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil, che in una nota hanno sostenuto che il gruppo conduce pratiche di dumping, con accordi in deroga al contratto collettivo nazionale delle telecomunicazioni. “Ricevo con stupore, considerandola al contempo inaccettabile, una richiesta di incontro accompagnata dall’accusa, rivolta alla mia azienda, di condurre dumping nei confronti degli altri operatori e di operare al di fuori del Ccnl – scrive Antonelli – Almaviva Contact è azienda che unica negli anni, come voi stessi avete più volte e pubblicamente riconosciuto, ha voluto testardamente difendere nell’indifferenza dei più l’occupazione in Italia, chiedendo il rispetto e l’applicazione di leggi vigenti.
E l’accusa che ci indirizzate risulta ancora più inaccettabile provenendo da organizzazioni sindacali che per anni hanno semplicemente assistito ad una completa destrutturazione del mercato, nonostante i formali e ripetuti allarmi che proprio da questa azienda venivano rivolti, e sottoscritto accordi ben più pesanti per i lavoratori, con soggetti che spesso ricorrevano a contestuali delocalizzazioni al di fuori del territorio italiano ed europeo”
L’appello del ministro Calenda
Già nella mattinata di oggi, il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda aveva chiesto ai vertici di Almaviva di sospendere i trasferimenti dei lavoratori che operano presso la sede di Milano. Calenda “si augurava che l’azienda non proceda con il trasferimento in Calabria di 65 lavoratori che si configurerebbe come un licenziamento seppure mascherato”. Nelle prossime ore si svolgerà al Mise un incontro per cercare soluzioni alternative a quella ipotizzata da Almaviva.