Alzheimer e Parkinson causati da traumi alla testa: Possono risvegliare virus dormienti nel cervello? Nuove prospettive per ipotesi di farmaci per arrestarli.
Lo studio condotto dalla Tufts University ha evidenziato un collegamento tra traumi cranici, come quelli causati da sport come il calcio e la boxe, e malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson. Il virus dell’herpes, presente nel 80% della popolazione, può essere risvegliato da traumi alla testa, causando infiammazioni e danni cellulari che favoriscono lo sviluppo di tali malattie. La somministrazione di farmaci antivirali potrebbe essere considerata come trattamento preventivo dopo un trauma cranico. Queste scoperte hanno implicazioni significative per la salute pubblica, considerando che lesioni alla testa colpiscono milioni di persone ogni anno, con costi elevati.
Legame tra traumi alla testa e malattie neurodegenerative: lo studio della Tufts University
Uno studio condotto dalla Tufts University ha evidenziato un legame tra traumi alla testa e malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson. Le commozioni cerebrali, spesso riscontrate in sport come il calcio e la boxe, rappresentano una minaccia poiché possono risvegliare virus latenti come l’herpes nel cervello, causando infiammazione e danni cellulari che favoriscono lo sviluppo di malattie neurodegenerative.
Il rapporto tra Alzheimer e herpes è stato analizzato nello studio, che ha rivelato come il virus possa alterare una proteina contribuendo al danno cerebrale. Alla luce di queste scoperte, si ipotizza l’utilizzo di farmaci antivirali come misura preventiva in seguito a traumi cranici. Le lesioni alla testa colpiscono annualmente milioni di persone in tutto il mondo, con un impatto economico considerevole.
I virus latenti presenti nelle cellule umane, come l’herpes simplex e il virus della varicella, possono essere attivati da traumi alla testa, innescando i sintomi tipici dell’Alzheimer nel tempo. La ricerca suggerisce che farmaci antivirali e antinfiammatori potrebbero essere utili come trattamenti preventivi per ridurre il rischio di sviluppare malattie neurodegenerative in seguito a traumi cranici.
È emerso che traumi ripetuti possono avere effetti ancora più gravi, mentre l’assenza di virus non mostra segni di malattie neurodegenerative. Si prospetta dunque l’utilizzo di terapie farmacologiche per bloccare l’attivazione dei virus e ridurre il rischio di Alzheimer dopo un trauma cranico.
Ultimo aggiornamento: Martedì 7 Gennaio 2025, 20:00
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Il legame tra traumi alla testa e malattie neurodegenerative
Esiste un legame fra malattie neurodegenerative, come Alzheimer e Parkinson, e traumi alla testa? Sì, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Science Signaling, guidato dall’americana Tufts University. I traumi alla testa e le commozioni cerebrali, tanto frequenti in sport come il calcio e la boxe, costituiscono una seria minaccia: possono risvegliare virus latenti come quello dell’herpes, che “dormono” nel cervello della maggior parte delle persone, portando a infiammazione e danni cellulari che aprono la porta alle malattie neurodegenerative, dall’Alzheimer al Parkinson.
Alzheimer e herpes, uno studio svela il collegamento: il virus altera la proteina che «contribuisce al danno cerebrale»
Lo studio, pertanto, suggerisce la somministrazione di farmaci antivirali come trattamento preventivo dopo un trauma cranico. Ma i risultati ottenuti vanno ben oltre i confini dell’ambito sportivo: le lesioni alla testa colpiscono ogni anno circa 69 milioni di persone in tutto il mondo, con un costo stimato in 400 miliardi di dollari all’anno.
Nel corpo umano abitano comunemente diversi virus potenzialmente dannosi, che rimangono dormienti all’interno delle cellule. È noto, ad esempio, che il virus dell’herpes simplex (Hsv-1) si trova in oltre l’80% degli individui, e quello della varicella in più del 95%. Utilizzando un modello di tessuto cerebrale ottenuto in laboratorio, i ricercatori guidati da Dana Cairns lo hanno sottoposto a traumi simulati, che hanno attivato il virus dell’herpes rimasto dormiente nelle cellule: il risveglio del virus, nelle settimane e mesi successivi, ha innescato i sintomi caratteristici della malattia di Alzheimer, come la formazione di placche amiloidi, l’accumulo della proteina tau, l’infiammazione e la morte dei neuroni.
Traumi ripetuti provocano effetti ancora più gravi, mentre in assenza del virus non c’è traccia dei segni tipici delle malattie neurodegenerative. «Ciò pone la questione se i farmaci antivirali o antinfiammatori potrebbero essere utili come trattamenti preventivi dopo un trauma cranico – dice Cairns – per fermare l’attivazione dell’Hsv-1 e ridurre il rischio di Alzheimer».
Ultimo aggiornamento: Martedì 7 Gennaio 2025, 20:00
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