Amnesty contro i centri di accoglienza: violenze sui migranti
“Hotspot Italia”, questo il titolo dell’ultimo rapporto di Amnesty International che si abbatte come uno tsunami sulle politiche dell’Unione Europe che, in Italia, avrebbero dato luogo a dei ghetti dove i migranti sarebbero maltrattati, denutriti e arbitrariamente detenuti.
Amnesty International ha intervistato 174 rifugiati e migranti e ha avuto conversazioni più brevi con molti altri. Da questo lavoro è stato redatto il rapporto che mette sotto accusa i centri di prima accoglienza.
“Dopo tre giorni mi hanno portato nella “stanza dell’elettricità”. C’erano tre agenti in divisa e una donna in borghese. A un certo punto è entrato nella stanza anche un uomo senza divisa che parlava arabo […] i poliziotti allora mi hanno chiesto di dare le impronte digitali e io mi sono rifiutato. Allora mi hanno dato scosse con il manganello elettrico”. E’ la testimonianza di Djoka, un ragazzo di 16 anni del Sudan, arrivato in Italia il 7 giugno 2016. Quando è sbarcato in Sicilia, stando al suo racconto lo hanno portato in un ufficio di polizia dove è rimasto detenuto.
“Mi hanno dato – prosegue il suo racconto – scosse con il manganello elettrico diverse volte sulla gamba sinistra, poi sulla gamba destra, sul torace e sulla pancia. Ero troppo debole, non riuscivo a fare resistenza e a un certo punto mi hanno preso entrambe le mani e le hanno messe nella macchina. Non riuscivo a oppormi”.
Le autorità italiane – si legge nel rapporto di Amnesty – hanno dichiarato che il loro successo nell’aumentare il tasso di rilevamento delle impronte digitali agli arrivi, a partire dalla seconda metà del 2015, è dovuto a una diminuzione degli arrivi di persone di alcune nazionalità che generalmente “rifiutano di dare le impronte digitali, oltre alla capacità della polizia di “negoziare” con le persone appena arrivate e di persuaderle, separando quelli che si rifiutavano e suddividendo le persone o i piccoli gruppi tra diversi uffici di polizia in diverse città”. Tuttavia, è evidente “che l’uso di misure coercitive ha fatto la sua parte. La realtà è che, tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016, la polizia italiana ha introdotto strategie più aggressive per costringere le persone a fornire le impronte digitali, incluso l’uso di forza fisica e di detenzione prolungata, portando a gravi violazioni dei diritti umani”.
La replica del Dipartimento Immigrazione
“Che le forze di polizia operino violenza sui migranti è totalmente falso. Sono rimasto sconcertato nel leggere queste cretinaggini”. Lo afferma il prefetto Mario Morcone, capo Dipartimento immigrazione del Viminale, in merito al rapporto di Amnesty International che parla di casi di pestaggi, maltrattamenti ed espulsioni illegali negli hotspot. “Amnesty – ha aggiunto – costruisce i suoi rapporti a Londra, non in Italia”.