Angelina Jolie attacca la politica di Trump e difende gli immigrati
Angelina Jolie attacca Donald Trump per la sua politica contro l’immigrazione. Il presidente degli Stati Uniti ha sospeso il permesso di soggiorno per sette paesi di maggioranza musulmana.
La bella attrice è conosciuta non solo per l’interpretazione impeccabile dei personaggi dei suoi film, ma anche per il suo impegno umanitario. È severa con Trump: “La tua decisione, caro presidente, deve essere basata sui fatti e non sulla paura”, dice l’attrice. “Gli attacchi terroristici di questi ultimi tempi giustificano l’idea di proteggere e mettere al sicuro i confini del paese, ma non è con la paura che si risolve il problema“, continua Angelina.
Ogni governo deve garantire la sicurezza internazionale secondo il volere dei cittadini, ma se consideriamo gli immigrati come una classe di minor importanza, i rifugiati così non diventano degni di alcuna protezione. L’idea della diversità viene alimentata e il pensiero di repubblicani e democratici distrutto.
L’impegno umanitario di Angelina Jolie è iniziato nel 2000, durante le riprese di uno dei suoi film, quando ha visto con i suoi occhi le condizioni di miseria e povertà della Cambogia. Da allora si batte con impegno per i diritti umanitari. Nel 2001 l’Alto commissariato delle Nazioni Unite l’ha nominata Ambasciatrice di Buona Volontà.
Spesso va in missione in molti campi profughi della Thailandia dell’ Ecuador e del Kenya. Nel 2006, con l’ex marito Brad Pitt ha visitato una scuola di Haiti e ha trascorso il Natale in Costa Rica, intrattenendosi con i rifugiati colombiani e distribuendo regali. Nel 2005 ha annunciato la fondazione del National Center for Refugee and Immigrant Children, un’organizzazione che fornisce gratuitamente aiuto giuridico ai richiedenti di asilo. L’attrice ha personalmente finanziato l’organizzazione con una donazione di 500.000 dollari per i primi due anni. In occasione della Giornata Internazionale per i Rifugiati, si è recata a Lampedusa dove ha incontrato i profughi e ha voluto lasciare le proprie impronte digitali, come avviene per l’identificazione dei migranti.
Il 16 novembre 2013 ha anche ricevuto il Premio umanitario Jean Hersholt per le sue opere di carità.