Apertura anno giudiziario: Mammone lancia allarme abusi web e social

Apertura anno giudiziario: Mammone lancia allarme abusi web e social

Apertura anno giudiziario. L’anno giudiziario 2018 viene inaugurato il 26 gennaio presso la Corte di Cassazione ed il 27 gennaio presso le 26 Corti di Appello. Il Primo presidente della Cassazione Giovanni Mammone nella relazione per l’anno giudiziario lancia l’allarme sugli abusi web e social e denuncia «l’aumento di femminicidi e stalker».

“L’abuso dei mezzi di comunicazione e degli strumenti di partecipazione sociale messi a disposizione dalla Rete costituisce un fenomeno crescente e preoccupante. Da un lato è violato il diritto della collettività ad essere informata in maniera corretta, dall’altro sono messi in moto meccanismi di diffusione sociale delle notizie che possono arrecare, anche inconsapevolmente, danni a soggetti terzi” aggiunge.

Apertura anno giudiziario: presente Sergio Mattarella

Per la prima volta quest’anno alla solenne cerimonia in Cassazione partecipano non solo i vertici dello Stato, a cominciare dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ma anche una rappresentanza di studenti, alunni del liceo classico Alighieri di Roma, voluta dal Csm.

Il fenomeno dell’abuso dei social, per Mammone, «può essere contrastato validamente, oltre che con le tradizionali forme di tutela giudiziaria, con al prevenzione, contrastando l’abuso prima che si realizzi il danno».

In aumento i femminicidi e il fenomeno delle  babygang

«Di notevole allarme sociale è il fenomeno del cosiddetto femminicidio che è indice della persistente situazione di vulnerabilità della donna e di una tendenza a risolvere la crisi dei rapporti interpersonali attraverso la violenza» sottolinea Mammone, segnalando anche l’aumento dei reati per violenza sessuale.

Secondo il primo presidente della Cassazione, poi, è «allarmante» il fenomeno delle «aggressioni violente e immotivate messe in atto da giovanissimi ai danni di coetanei» e «a fronte del moltiplicarsi dei fenomeni di esplosione incontrollata di aggressività – dice – la risposta esclusivamente repressiva si rivela inefficace».

Nello stesso modo, va “contrastato il fenomeno delle frodi informatiche”, ha evidenziato il presidente della Corte. A sua volta, il pg di Cassazione, Riccardo Fuzio, mette in evidenza i rischi nell’utilizzo del web da parte delle toghe: “Facebook è un mezzo idoneo a consentire anche ad un magistrato pubbliche dichiarazioni in violazione del generale dovere di riserbo che deve connotare sempre e comunque la sua condotta. Le esternazioni extrafunzionali di magistrati – premette Fuzio – sono sempre più frequenti attraverso i numerosi social network, posti a disposizione dalle più moderne tecnologie e, particolarmente, attraverso Facebook che, tra i social network, è il piu’ diffuso e utilizzato da tutti, compresi politici, giornalisti e magistrati. Il fatto di possedere un profilo Facebook non potrebbe dirsi suscettibile, di per sè, di assumere valenza negativa per un magistrato. Bisogna invero saper utilizzare ogni mezzo di informazione, comunicazione che le moderne tecnologie mettono a disposizione”.

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