Arrestati vertici dello scalo di Lamezia: corruzione, falso e peculato
Arrestati i vertici dell’aeroporto calabrese di Lamezia Terme. Le accuse sono corruzione, peculato, falso, abuso d’ufficio e a varie forme di concussione.
Coinvolti i vertici della Sacal, la società che gestisce l’aeroporto di Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro.
Le indagini
L’indagine è stata affidata agli uomini della guardia di finanza di Lamezia Terme e agli agenti della polizia di frontiera presso l’aeroporto.
Oltre ai tre indagati finiti agli arresti domiciliari, la procura di Lamezia Terme ha chiesto al gip l’emissione di 12 decreti di interdizione nei confronti di altrettanti componenti del consiglio di amministrazione della Sacal.
Gli indagati, infatti, in queste ore stanno sostenendo un interrogatorio davanti al giudice per le indagini preliminari.
Nell’inchiesta non ci sono solo le irregolarità legate al progetto “Garanzia giovani”, ma anche numerosi episodi di peculato.
Nei conti della Sacal sono finiti anche lussi e sfizi personali dei dirigenti, che a spese della società hanno pranzato e cenato in ristoranti rinomati, hanno viaggiato in lungo e in largo e soggiornato in hotel e residence a cinque stelle.
E non si tratta di comportamenti episodici. Alla Sacal – spiegano gli inquirenti – era la norma.
Cimici della GdF
Alcuni tecnici dell’aeroporto erano riusciti a trovare le cimici che la guardia di finanza aveva nascosto nella sala riunioni della Sacal e nell’ufficio del presidente Colosimo. Non è escluso che l’indagine possa riguardare anche l’allungamento della pista dell’aeroporto di Lamezia. La Sacal nelle scorse settimane si è aggiudicata anche l’appalto per la gestione dell’aeroporto “Tito Minniti” di Reggio Calabria.
Per i magistrati, la società era diventata una sorta di suq. Si barattavano o si vendevano posti di lavoro e consulenze in cambio di favori, cene e pranzi di lusso, viaggi, con la benedizione di esponenti della politica locale.