Assistenza Domiciliare Integrata: Scopri Salutequità e l’Iniziativa ‘Italia in Chiaroscuro’

Assistenza Domiciliare Integrata: Scopri Salutequità e l’Iniziativa ‘Italia in Chiaroscuro’

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Assistenza Domiciliare Integrata: Il PNRR e l’obiettivo per il 2026

Il 2026 è dietro l’angolo e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) del Governo italiano segna un obiettivo cruciale per il settore della salute: passare dal 4% attuale di assistenza domiciliare integrata (ADI) per gli over 65 a un minimo del 10%. Questo traguardo è fondamentale per promuovere il concetto di “casa come primo luogo di cura” e rispondere alle crescenti necessità di assistenza legate all’invecchiamento della popolazione e alle malattie croniche.

Salutequità ha recentemente redatto un report approfondito su questo tema, frutto della consultazione con esperti del settore. Questo documento è stato presentato in un evento a Roma, al quale hanno partecipato specialisti e stakeholder di rilievo nel campo della salute. L’evento è stato reso possibile grazie al contributo non condizionato di Confindustria Dispositivi Medici.

La situazione attuale dell’assistenza domiciliare

La buona notizia è che nel 2023 la maggior parte delle regioni italiane ha superato gli obiettivi previsti dal PNRR per quanto riguarda l’incremento di anziani assistiti a casa. In particolare, Umbria e PA Trento hanno addirittura raddoppiato gli obiettivi, con incrementi superiori al 200%. Tuttavia, alcune regioni non hanno raggiunto i loro traguardi, tra cui Sicilia (1%), Campania (62%), Sardegna (77%) e Calabria (95%), come riportato dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas).

Le regioni più vicine agli obiettivi di assistenza per gli over 65 e over 75 includono Molise, Abruzzo e Basilicata, che mostrano percentuali significative di assistiti in ADI. Nonostante ciò, altre come Calabria e Campania mostrano tassi significativamente più bassi di assistenza domiciliare. Secondo l’Associazione Italia Longeva, i dati sul monitoraggio dell’intensità di cura non sono rassicuranti: nel 2022, sei regioni erano al di sotto della soglia minima per l’intensità di cura.

Una delle questioni più preoccupanti è l’intensità di cura e la qualità dell’assistenza fornita. Le segnalazioni provenienti dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) evidenziano che molte regioni, in particolare Lombardia, Campania, Puglia e Sicilia, hanno un livello d’intensità di cura inferiore al minimo richiesto. Questo porta a una gestione episodica delle cure, con una concentrazione di accessi inferiori a quanto auspicato.

Secondo Tonino Aceti, presidente di Salutequità: “Il rischio che corriamo è quello di apparire virtuosi di fronte all’Europa, ma di deludere i pazienti, poiché ci stiamo focalizzando su un modello che privilegia la quantità a discapito della qualità dell’assistenza domiciliare”. Questa osservazione sottolinea l’importanza di un approccio qualitativo nell’assistenza sanitaria.

Nonostante gli sforzi per aumentare l’assistenza domiciliare, si prevede un significativo aumento della domanda di infermieri e professionisti della salute, come evidenziato dal report dell’Associazione Nazionale Infermieri. Solo il 7,6% del fabbisogno di infermieri di famiglia e di comunità è attualmente soddisfatto. Anche le ASL presentano carenze di assistenti sociali e operatori socio-sanitari, con il 40% delle ASL senza assistenti sociali in organico e solo il 53,2% con almeno un OSS.

Inoltre, le dimissioni ospedaliere che attivano ADI sono attualmente insufficienti, con solo l’1% delle dimissioni ordinarie che prevede l’attivazione di assistenza domiciliare. Questa situazione è aggravata dalla lentezza nelle procedure di accreditamento e dall’adozione di standard qualitativi fissati dall’intesa Stato-Regioni del 2021.

Proposte per migliorare l’assistenza domiciliare in Italia

Per affrontare queste criticità, è essenziale adottare una strategia più incisiva, che preveda una supervisione centrale per garantire un’attuazione uniforme dell’Intesa Stato-Regioni. Gli esperti suggeriscono di sviluppare un monitoraggio più rigoroso e interventi rapidi per ottimizzare l’accoglienza e la gestione dei pazienti. Inoltre, è fondamentale superare la carenza di professionisti specializzati nel settore della salute domiciliare.

“È vitale investire nelle tecnologie e negli strumenti digitali che possono realmente migliorare l’accesso e la qualità dell’assistenza domiciliare”, afferma Aceti. Strategie come l’uso della telemedicina possono giocare un ruolo chiave nel garantire un’assistenza più rapida e di qualità.

Infine, è necessario garantire un incremento strutturale del Fondo Sanitario Nazionale, andando oltre le risorse temporanee del PNRR. Ciò è essenziale per evitare il collasso del sistema di assistenza domiciliare e per assicurare che le cure siano disponibili e sostenibili per tutti.

In sintesi, se l’Italia desidera fornire assistenza domiciliare di qualità e rispettare gli obiettivi del PNRR, serve una ristrutturazione del sistema attuale, unita a uno sforzo coordinato per attrarre e trattenere professionisti della salute. L’obiettivo non è solo aumentare la quantità di assistenza, ma garantire cure più efficaci e continuative per gli over 65.

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