Attualità di Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro: le ultime notizie sui condannati per l’omicidio di Marta Russo
Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, ex docenti dell’università La Sapienza di Roma condannati per l’omicidio di Marta Russo nel 1997, hanno seguito percorsi diversi dopo aver scontato le loro pene. Scattone ha affrontato polemiche nel mondo dell’insegnamento, decidendo infine di dedicarsi alla traduzione e alla scrittura. Ferraro si è impegnato in politica e nel settore musicale, diventando anche avvocato penalista. Entrambi hanno ricostruito le loro vite, con Scattone che ha rinunciato definitivamente all’insegnamento e Ferraro che gestisce una libreria. Le loro vicende sono segnate dall’ombra dell’accusa e della condanna per l’omicidio colposo di Marta Russo.
Le vite post-condanna degli ex docenti condannati per l’omicidio di Marta Russo
Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, ex docenti dell’università La Sapienza di Roma, sono stati condannati per l’omicidio di Marta Russo, studentessa di 22 anni uccisa nel 1997. Dopo aver scontato la pena, Scattone ha suscitato polemiche accettando incarichi di insegnamento, abbandonati a causa di proteste. Ha poi trovato lavoro come traduttore e ghost writer. Nel 2015 ha deciso definitivamente di abbandonare l’insegnamento per mancanza di serenità, intraprendendo una nuova carriera.
Salvatore Ferraro, invece, ha intrapreso la carriera politica nel partito Radicale, battendosi per i diritti dei carcerati. Dopo aver scontato la pena, è diventato scrittore, musicista e giurista. Ha anche collaborato alla sceneggiatura di film controversi. Attualmente gestisce una libreria con sua moglie Silvia.
Le vite dei due ex docenti si sono distinte dopo la condanna, con Scattone che ha scelto di abbandonare l’insegnamento e Ferraro che ha trovato successo in politica, nello scrittura e nella musica. Mentre Scattone ha deciso di rinnovarsi, Ferraro ha continuato a perseguire multiple passioni, dimostrando una diversa capacità di reinventarsi dopo gli eventi tragici legati all’omicidio di Marta Russo.
Le vite separate di Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro dopo la tragica vicenda dell’omicidio di Marta Russo
Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro sono i due ex docenti dell’università La Sapienza di Roma condannati per l’omicidio di Marta Russo, la studentessa di 22 anni che fu raggiunta nel 1997 da un colpo di pistola proprio all’interno del prestigioso ateneo romano, e uno dei casi di cronaca nera più complessi della storia recente. Ma cosa fanno oggi i due? Partiamo da Giovanni Scattone, classe 1968, che concluse definitivamente di scontare la sua pena nel 2006 e che negli anni susseguenti la vicenda fu al centro di diverse polemiche a cominciare da quella del 2011, quando venne chiamato a fare una supplenza presso il liceo scientifico di Roma dove aveva studiato la vittima.
Giovanni Scattone non era interdetto dai pubblici uffici in quanto venne condannato solo per la colpa e non per il dolo, di conseguenza avrebbe potuto accettare l’incarico che alla fine decise di abbandonare dopo una mezza “sommossa popolare”. In seguito trovò comunque impiego come insegnante presso il liceo Primo Levi di Roma e altri licei, ma le polemiche non cessarono mai, con proteste da parte di movimenti studenteschi e dei genitori della ragazza uccisa.
Alla luce di queste accese proteste nel 2015 decise di abbandonare definitivamente il ruolo di insegnante pur riuscendo ad ottenere una cattedra presso l’Einaudi di Roma, raccontando di aver perso la serenità per poter svolgere questo lavoro. Abbandonato il mondo della scuola ha iniziato a lavorare come traduttore e ghost writer ed ora si sono perse le sue tracce.
Per la morte di Marta Russo fu condannato anche Salvatore Ferraro, accusato di favoreggiamento nei confronti di Scattone. Dopo aver terminato la sua pena nel 2005 è entrato in politica nel partito Radicale, dove si è battuto fin da subito in favore dei diritti dei carcerati, nonché collaboratore di Daniele Capezzone, attuale firma di Libero. E’ anche diventato scrittore ed ha preso parte ad una band rock, leggasi I presi per caso. Fra i suoi lavori più controversi si ricorda anche la consulenza per la sceneggiatura di un film con protagonista un serial killer.