Aviaria: la possibilità di trasmettersi all’uomo con una sola mutazione preoccupa gli scienziati
Uno studio pubblicato su Science e finanziato dal National Institute of Healths avverte del rischio di trasmissione della forma aviaria del virus H5N1 ai bovini da latte negli Stati Uniti. Una mutazione nell’emoagglutinina potrebbe rendere il virus capace di infettare le cellule umane anziché animali. Il clade 2.3.4.4. b di virus H5N1 è in crescita tra gli animali e potrebbe favorire il salto di specie. Nonostante il virus non sia ancora in grado di infettare gli esseri umani, è necessaria una sorveglianza costante per monitorare i suoi cambiamenti genetici e prevenire potenziali pandemie future.
Influenza Aviaria: Il Rischio del Salto di Specie
Secondo uno studio pubblicato su Science e finanziato dal National Institute of Healths, l’influenza aviaria potrebbe essere pronta a fare il salto di specie. Il pericolo potrebbe derivare dal clade (o ceppo) del virus H5N1 che sta infettando i bovini da latte negli Stati Uniti. Basterebbe una sola mutazione nell’emoagglutinina, la proteina che si estende sulla sua superficie, per far sì che il virus attacchi le cellule umane anziché quelle animali.
Lo studio condotto dai ricercatori dello Scripps Research Institute della California ha osservato il clade 2.3.4.4.b del virus H5N1, attualmente il più diffuso al mondo tra gli animali. L’emoagglutinina sotto esame è quella del primo virus dell’influenza aviaria trasmessa da un bovino all’uomo. Il fatto accadde lo scorso aprile, quando una persona del Texas fu contagiata dopo aver lavorato in un allevamento di mucche da latte. Il legame tra la specificità delle strutture virali della proteina e i recettori della membrana cellulare dell’ospite determina la capacità del virus di attaccare una specie o l’altra, noto come tropismo virale.
Dopo vari test e osservazioni sulle mutazioni naturali, una mutazione introdotta dagli studiosi ha prodotto risultati significativi. La Q226L tendeva a legarsi più facilmente ai recettori delle cellule umane, soprattutto in presenza di ulteriori mutazioni.
Pur non essendo imminente una nuova pandemia, è necessario mantenere una stretta sorveglianza sull’H5N1 e sui suoi cambiamenti genetici. Il numero di persone contagiate dopo il contatto con animali infetti continua a crescere, quindi è essenziale monitorare attentamente la situazione.
Ultimo aggiornamento: Martedì 17 Dicembre 2024, 17:13.
Il rischio di trasmissione dell’influenza aviaria ai bovini da latte e agli esseri umani
L’influenza aviaria potrebbe presto passare agli esseri umani? Secondo uno studio pubblicato su Science e finanziato dal National Institute of Health, il pericolo potrebbe derivare dal ceppo del virus H5N1 che sta infettando i bovini da latte negli Stati Uniti. Una sola mutazione nell’emoagglutinina, la proteina che si estende sulla superficie del virus, potrebbe permettere al patogeno di attaccare le cellule umane anziché quelle animali.
Lo studio condotto dai ricercatori dello Scripps Research Institute in California ha analizzato il clade 2.3.4.4. b del virus H5N1, attualmente il più diffuso tra gli animali a livello mondiale, con caratteristiche genetiche ancora tipiche dei virus aviari. Si è osservata un’emoagglutinina simile a quella del virus dell’influenza aviaria trasmesso da un bovino a un essere umano. Questo avvenne lo scorso aprile, quando una persona in Texas si ammalò dopo aver lavorato in un allevamento di mucche da latte. Il legame tra le strutture virali della proteina e i recettori cellulari determina il tropismo virale, ovvero la capacità del virus di infettare una determinata specie.
Nonostante le mutazioni osservate dai ricercatori, non è ancora imminente una pandemia. I virus dell’influenza aviaria non riescono ancora a riconoscere i recettori cellulari umani nelle vie aeree superiori, diversi da quelli degli uccelli. Tuttavia, è necessaria una sorveglianza più stretta sull’H5N1 e sui suoi cambiamenti genetici, poiché il numero di persone contagiate dopo il contatto con animali infetti continua a aumentare.
Questo studio evidenzia la necessità di monitorare attentamente il rischio di trasmissione del virus H5N1 agli esseri umani, specialmente considerando le possibili mutazioni che potrebbero favorire il salto di specie e causare una potenziale pandemia.
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