Bei, investe 21 mln in Italia Venture I su start-up e pmi innovative

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La Bei investe ulteriori 21,6 milioni di euro in Italia Venture I, fondo gestito da Invitalia Ventures SGR. con lo scopo di far emergere e sostenere le migliori start-up e pmi innovative italiane, l’imprenditorialità e promuovere l’innovazione made in Italy. L’investimento è stato firmato oggi dal vice-presidente della Bei Dario Scannapieco e da Salvo Mizzi, ad di Italia Ventures, sgr controllata da Invitalia.

Sottoscritto inizialmente con 50 mln di euro da Invitalia, su mandato del Mise, il fondo ha raggiunto una dotazione di circa 87 mln di euro posizionandosi tra i principali operatori del venture capital in Italia. Il meccanismo è quello del co-investimento tra investitori privati nazionali e internazionali, capitali pubblici e privati.

Una spinta per il venture capital

“Il Fondo opera solo in co-investimento con operatori privati, fino ad un massimo del 70% di ogni singolo round di investimento, con un taglio compreso tra 0,5 mln e 1,5 mln di euro. Nel primo anno di attività ha investito in 12 imprese, generando oltre 23 mln di co-investimento” dichiara il Vice Presidente della Bei Dario Scannapieco.

L’ingresso della Bei nel Fondo segna la volontà dell’istituzione europea di dare una spinta allo sviluppo del venture capital in Italia, paese che rimane ancora in posizione marginale rispetto ai suoi partner europei.

“Il venture capital – ha sottolineato il vicepresidente della Bei Dario Scannapieco – serve a far crescere le start-up, anche perché il credito bancario è troppo rischioso per loro». E ha aggiunto che «l’Italia è ancora in fondo alla classifica per questo tipo di investimenti», sottolineando che è «necessario creare un vero e proprio ecosistema a sostegno delle start-up anche attraverso la partecipazione della Bei a fondi pubblico-privati».

L’Italia è in ritardo

Il ritardo italiano è ancora una volta dimostrato da dati tangibili: 2,7 mld di euro investiti in start-up in Francia, 2 mld in Germania e 180 mln di euro in Italia. Inoltre, i primi dati 2017 indicano un -30% rispetto all’anno prima.

Infatti il contesto in cui si muovono le pmi italiane che vogliono investire presenta ancora chiare difficoltà di accesso al credito, oltre che spesso insufficienza del capitale di rischio. Quindi strumenti alternativi di funding quali private equity e venture capital possono avere un ruolo decisivo nel sostegno agli investimenti. Le start up che non hanno i requisiti per accedere a un credito bancario possono trovare nel seed capital e nel venture capital importanti fonti di finanziamento.

L’operazione ha la garanzia del Fondo europeo per gli investimenti strategici, il cosiddetto “Piano Juncker”. Nell’ambito del piano, dal 2015 ad oggi, la Bei ha approvato 98 progetti italiani.

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