Blue Whale, il gioco del suicidio continua, scoperte altre vittime

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Si moltiplicano le segnalazioni di ragazzine finite nel vortice del Blue Whale il cosiddetto gioco del suicidio che invita una serie di ad una serie di prove sempre più difficili, fino alla sfida estrema di togliersi la vita.

Giovane russo indagato per istigazione al suicidio

Dopo il caso della ragazzina di 14 anni di Ravenna, adesso sembra essere giunta la notizia di un’altra ragazzina coinvolta a Cavaglià, in provincia di Biella dove risiede un giovane di origine russa indagato per istigazione al suicidio.

Si tratta di un giovane che è stato segnalato ai carabinieri da un’amica dopo aver ricevuto un suo messaggio con la frase finale del gioco “cinquantesimo giorno,  vai su un palazzo buttati”.

Il pericolo di emulazione e mitomania in questo caso è altissimo, quindi finchè non ci saranno conferme resta tutto un’ipotesi. Sul profilo social del giovane infatti, figurano soltanto molti riferimenti al gioco e fotografie di braccia tagliate, che però non sono le sue.

Il diciannovenne avrebbe precedenti per droga e da tempo è conosciuto dai servizi sociali e dalle forze dell’ordine;  è stato fermato dai carabinieri a Vercelli, vicino ad un’area dismessa.

Il racconto dell’amica di una vittima

Nei giorni scorsi è arrivato il racconto di una amica di chat di Sara, una quindicenne di Fiumicino la quale ha raccontato di una telefonata ricevuta dall’amica, attraverso la quale le stava comunicando di starsi tagliando e che a breve avrebbe concluso il gioco suicidandosi. “Mi sto tagliando, non sai che male che fa!“, è questo quanto detto dalla giovane a Sara nel corso di una telefonata, dalla quale la giovane poteva udire anche i lamenti di chi dall’altra parte del cellulare stava superando un’altra delle prove richieste dalla Blue Whale.

La telefonata alle forze dell’ordine

L’amica di chat di Sara, 15 anni, di Fiumicino (il nome è di fantasia), ha raccontato tutto in una telefonata disperata alle forze dell’ordine.«Non avete molto tempo. Dovete intervenire subito perché mi ha detto che fra poche ore si ucciderà come una delle prime vittime della Balena Blu. E mi ha anche detto che le dispiaceva essere arrivata solo a metà percorso ma che non sopportava più di vivere. E che il gioco lo avrebbe terminato suicidandosi sui binari del treno».

Voleva lanciarsi sotto un treno

Sara aveva deciso l’epilogo dopo cinquanta giorni di prove ma aveva scelto una morte diversa dal lancio dal palazzo, che la facesse diventare, secondo l’assurdità del gioco, ancora di più una eroina.

L’ordine imposto era di appoggiare la testa sui binari del treno aspettando che questo passasse, mentre nelle sue orecchie suonava una macabra musica che l’avrebbe accompagnata alla morte.

La testimonianza della madre

I protagonisti di questa sfida assurda sono indotti dal curatore che li trascina in uno stato depressivo acuto che non trova altre vie d’uscita se non la morte. «Mentre aspettavo che la polizia arrivasse a sequestrare il telefonino e il computer di mia figlia, senza essere vista ho preso il suo cellulare per accertarmi che quanto mi avevano appena raccontato fosse vero. Non sapevo neanche l’esistenza di questa Balena Blu, che invece è subito apparsa sullo schermo. Insieme a lei anche quattro sue amiche facevano lo stesso gioco e avevano già superato il ventesimo giorno di sfida. Mi ha impressionato – continua la mamma di Sara- come, malgrado si fossero procurate i tagli sulla pelle, tutte e quattro si mostrassero sorridenti».

«Quando le ho raccontato che sapevo ormai tutto e che sarebbe arrivata la polizia postale a sequestrare le chat, lei è scoppiata a piangere e mi ha fatto vedere un taglio sull’addome. Un taglio puntellato come se si fosse incisa con un oggetto appuntito. Era una delle tappe previste, mi ha poi spiegato».

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