Brexit sempre più vicina, primo sì del parlamento per uscire dall’Ue
L’uscita della Gran Bretagna dall’Europa da ieri è sempre più vicina. La Camera dei Comuni britannica, infatti, ha votato ieri sera a larga maggioranza – 498 voti a favore e 114 contrari- per dire sì al progetto di legge che autorizza il governo di Theresa May ad avviare i negoziati formali per la Brexit attraverso la notifica dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona all’Ue.
Ora la palla passerà alla Camera dei Lord, ma in caso di modifiche l’ultima parola resta ai Comuni. Il partito laburista guidato da Jeremy Corbyn aveva annunciato che non avrebbe votato contro, ma una trentina di suoi membri hanno comunque deciso di non dare il proprio sostegno al testo. Contrari anche i membri del partito nazionalista scozzese e la maggioranza dei liberal democratici.
In precedenza i deputati avevano respinto a larga maggioranza una mozione presentata dal partito nazionalista scozzese che cercava di impedire l’attivazione dell’articolo 50. Giovedì il governo britannico presenterà il «libro bianco» con il piano che intende adottare. L’esecutivo ne aveva promesso la pubblicazione nel tempo più rapido possibile a fronte delle richieste di più dettagli sulla strategia negoziale della May espresse dai deputati, in particolare laburisti.
Ma la situazione resta delicata, la premier Theresa May rischia una rivolta del suo partito sui 3 milioni e 300mila cittadini Ue che risiedono attualmente nel Regno Unito la cui permanenza è difesa a spada tratta dai deputati tory. La prossima settimana si voterà sui singoli articoli del documento sottoposto da Downing Street ai Comuni.
May è stata costretta dalla Corte Suprema a far passare il provvedimento dal Parlamento dopo che già l’alta Corte di Giustizia di Fleet Street aveva accolto un ricorso presentato da alcuni cittadini sulla necessità di un passaggio parlamentare della Brexit.
Per il premier sarebbe bastato il principio della “prerogativa reale” di cui gode il governo britannico per prendere atto dell’esito del referendum e procedere con ‘addio a Bruxelles.
L’ex cancelliere dello Scacchiere George Osborne, titolare nel Tesoro nel governo Cameron, prende le distanze nel dibattito sulla Brexit ai Comuni dal nuovo gabinetto Tory di Theresa May, ma si allinea in vista del voto per l’ok all’avvio dei negoziati per il divorzio dall’Ue.
Il governo May “ha scelto di non dare priorità all’economia” nel negoziato con Bruxelles, ma di “privilegiare il controllo dell’immigrazione”, ha polemizzato in aula Osborne, rivendicando di aver “appassionatamente” fatto campagna contro la Brexit al referendum di giugno proprio per valutazioni economiche e aggiungendo di aver “sacrificato” così la sua poltrona.
Detto questo, egli ha tuttavia annunciato voto favorevole al progetto di legge presentato ieri dal governo May sull’avvio dell’iter di distacco dall’Ue, per rispetto della volontà popolare della maggioranza referendaria e per scongiurare “una profonda crisi costituzionale”.
Theresa May ha fissato il termine del 31 marzo per invocare l’articolo 50 e avviare formalmente i negoziati con la Ue per l’uscita di Londra. Negoziati che dureranno almeno due anni.