Bruxelles: bloccare i barconi direttamente in acque libiche

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Presentato dall’Unione Europea il nuovo piano sulla “Migrazione nella rotta del Mediterraneo centrale”. Il progetto prevede l’utilizzo di navi ed equipaggi italiani ed europei davanti alla Libia per combattere i trafficanti e bloccare i flussi migratori.

Si vuole estendere la missione navale europea ‘Sofia’ (nel Canale di Sicilia) anche alle acque territoriali libiche con la possibilità di creare un blocco navale per impedire la partenza dai porti in Libia dei trafficanti.

Il nuovo piano, che è un documento inedito, sembrerebbe avere l’appoggio di tutti i governi europei, anche da parte della Merkel e di Gentiloni anche perchè gioverebbe in modo particolare a Italia e Malta.

L’obbiettivo principale è migliorare le condizioni disumane dei migranti, la riduzione delle vittime nelle traversate, la diminuzione del flusso di migrazione e l’aiuto al reinserimento in patria per chi volesse tornare.

Verrebbero coinvolti per primi i libici e subito dopo l’Europa con le navi sulle quali sarebbero imbarcati uomini della Forza di gendarmeria europea per distruggere i barconi. Ovviamente ci sarebbe il coinvolgimento di altri Paesi come l’Egitto e la Tunisia.

È una corsa contro il tempo: si vuole “fare la differenza in vista della primavera e dell’estate 2017” sulla rotta mediterranea e in Libia sigillando i porti libici dai quali partono i migranti diretti verso Italia e Malta. Con questa idea si apre una settimana che può essere decisiva per risolvere il dramma del Canale di Sicilia oppure rivelarsi un nuovo fallimento europeo.

È la prima volta che gli europei si mostrano compatti nell’aiutare l’Italia sul versante mediterraneo e libico, con la spinta di agire in fretta anche se farcela in tempo per la bella stagione – come vorrebbero – sembra impresa ardua.

Il 3 febbraio a Malta i leader europei proveranno finalmente ad aiutare l’Italia nella crisi dei migranti che la investe dal 2014. Nel 2016 hanno attraversato il Canale di Sicilia 181mila migranti, la maggior parte diretti verso l’Italia dove si è registrato un aumento degli sbarchi del 18% rispetto al 2015. Il 90% dei barconi è partito dalla Libia su una rotta che da inizio decennio ha visto morire in mare 13 mila persone.

Il documento che sarà presentato oggi a Bruxelles prevede il rafforzamento della Guardia costiera libica con addestramento, fondi e mezzi europei. Mira a coinvolgere Egitto, Tunisia e Algeria e le intelligence dei governi europei, Interpol e Sofia nella caccia ai trafficanti. Punta a migliorare le condizioni disumane dei migranti in Libia con l’aiuto dell’Onu e la costruzione di nuovi centri.

C’è anche l’idea a coinvolgere le municipalità libiche per drenare mano d’opera ai trafficanti. Infine lavora ai rimpatri volontari dei migranti economici dalla Libia con un aiuto a reinserirsi nella società di origine e ad aiutare i libici nella gestione del confine a Sud. Una scommessa difficile che l’Europa fino ad oggi ha perso ma sulla quale ora sembra puntare politicamente.

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