Canone Rai, se non lo paghi ti possono “beccare”
Con la legge di stabilità, appena approvata, sono cambiate anche le modalità di riscossione e di controllo sull’evasione del pagamento del canone Rai. E’ finalmente possibile capire come avvengono i controlli sul pagamento dell’abbonamento tv da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Il canone Rai non è che una normale imposta erariale, il cui soggetto titolare è lo Stato. Più in particolare, si tratta di una tassa sul possesso di un bene, la televisione, come nel caso dell’Imu per la casa. Ecco perché, al pari dell’imposta sul mattone, che va pagata a prescindere dal fatto che l’immobile sia abitato o meno, il canone va versato anche se l’apparecchio resta spento o se viene utilizzato come monitor del computer o della consolle per videogiochi.
Altro modo per non pagare il canone Rai è quello di intestare la luce a un familiare che già paga l’abbonamento, il quale, pertanto, non potrà subire il balzello sulla bolletta due volte.
Controlli fiscali
I controlli fiscali sull’evasione del canone possono avvenire in due modi: o con controlli a campione o in tutti quei casi in cui sorgono fondati dubbi sulla veridicità delle dichiarazioni sostitutive. In tal caso, il confronto delle banche dati pubbliche, cui può accedere l’amministrazione finanziaria, rileverà l’anomalia e farà accendere la lucina rossa del fisco. Per scoprire la falsa autocertificazione basta incrociare le banche dati di anagrafe tributaria, Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico, Acquirente unico spa, ministero dell’Interno, comuni e “altri soggetti, pubblici o privati” come dice la legge. Ad esempio, le Pay tv o grandi aziende di telecomunicazioni (questi ultimi soggetti, però, in quanto privati, possono essere tenuti a rilasciare informazioni solo di fronte a un ordine dell’autorità giudiziaria).
L’unico modo efficace al 100% è l’accesso in casa della Guardia di Finanza, che può avvenire solo a determinate condizioni di garanzia del contribuente e sempre dietro autorizzazione del procuratore della Repubblica. Il giudice, però, di norma rilascia un mandato solo in presenza di gravi indizi di evasione, come in questo caso il confronto dei dati di cui si è parlato.