Carabiniere condannato a sei anni per lo stupro di una ragazza

Carabiniere condannato a sei anni per lo stupro di una ragazza

Una pesante condanna per Luca Sarti, 42 anni, carabiniere all’epoca dei fatti a Vignola e oggi in servizio a Torino. Sei anni e sei mesi di carcere. L’interdizione dai pubblici uffici e quindi dalla sua attività di maresciallo dei carabinieri. Una provvisionale alla vittima di 21.700 euro e una provvisionale anche all’Udi, l’associazione femminista che ha sempre sostenuto la vittima.

Lo stupro nel bagno di una discoteca

Il maresciallo è accusato di aver stuprato una ventenne nel bagno di una discoteca alle 3 di mattina del 18 febbraio 2012. Con una scusa l’aveva trascinata tra la folla al guardaroba poi l’aveva portata in bagno e aveva abusato di lei.

La giovane, che all’epoca aveva vent’anni, si è rivolta agli agenti della squadra mobile della polizia di Stato, per denunciare di essere stata portata dal carabiniere appunto nei bagni del locale frequentato soprattutto da giovani, che si trova nella zona di Castelvetro di Modena.

Lì l’uomo, secondo il racconto contenuto nella denuncia, l’ha costretta ad avere un rapporto completo.

A sostenere l’accusa della ragazza, in aula hanno raccontato la loro versione dei fatti anche le amiche della vittima, che quella sera erano presenti e davanti ai giudici hanno riferito di come la giovane fosse stravolta dall’accaduto subito dopo.

Solito frequentare discoteche in cerca di compagnia

Nel corso delle varie udienze che si sono svolte a Modena, diversi testimoni hanno riferito come il maresciallo capo dell’Arma in servizio nel Modenese fosse solito frequentare quel locale, alla ricerca di giovane compagnia e spesso con fare prepotente, anche alla presenza di altri carabinieri sempre in servizio nel Modenese.

Nei confronti della ventenne che ha sporto denuncia e si è costituita a sua volta parte civile, i giudici modenesi hanno stabilito una provvisionale di 20mila euro. Durante il processo di primo grado, infine, sono stati scandagliati messaggi via cellulare e anche attraverso i social, che hanno portato il pm a chiedere la condanna e i giudici a emettere la sentenza a sei anni e mezzo di reclusione.

Grande soddisfazione da parte della madre della ragazza (la vittima era presente all’udienza ma si è allontanata per la lettura della sentenza): «Mia figlia non è qui – ha commentato – ma ritengo che sia contenta come me. È stato riconosciuto il fondamento di quanto ha raccontato e questo è ciò che importa».

Nel referto del  medico si parla di lesioni genitali e segni vistosi al collo; tracce di violenza che non provengono quasi mai da un rapporto consenziente. Infine ha dimostrato una coerenza tra il fatto e ciò che avvenne in seguito. Silenzio sulla vicenda dal comando dei carabinieri di Modena.

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