Caso Maria Pia Galanti, ritrovato dna maschile sul corpo mummificato

Caso Maria Pia Galanti, ritrovato dna maschile sul corpo mummificato

Svolta nell’inchiesta sulla morte di Maria Pia Galanti, la ragazza di 19 anni, originaria di Misano Adriatico, ritrovata cadavere in un container della stazione di Santarcangelo, nei pressi di Rimini. Infatti, gli inquirenti avrebbero trovato tracce di dna maschile sul corpo della giovane vittima.

La giovane aveva un passato difficile alle spalle: era stata allontanata da casa per i suoi continui e, a detta dei familiari, ingestibili problemi di tossicodipendenza. La sua scomparsa era stata segnalata alle autorità  lo scorso 16 settembre 2016. Dopo circa due mesi, la notizia shock: il ritrovamento del cadavere della ragazza a faccia in giù su un materasso, con addosso un costume e poco altro in una stazione abbandonata di periferia. Nessun segno di violenza, nessun indizio, solo un cadavere mummificato.  Il personale della scientifica aveva infatti impiegato del tempo per capire che quel corpo potesse appartenere a Maria Pia.  Subito dopo l’ agghiacciante scoperta, l’ex fidanzato della diciannovenne se ne era tornato in Marocco, suo paese d’origine, alimentando fortemente i sospetti sulla sua persona. Agli inquirenti aveva promesso che sarebbe rientrato per farsi interrogare, cosa mai avvenuta. Poi, qualche giorno fa, il colpo di scena: il reperimento di un profilo genetico attribuibile ad un uomo, individuato addosso a Maria Pia. Qualcuno che, probabilmente, era con lei in quel container abbandonato e che potrebbe addirittura essere il suo assassino. La speranza è che quel dna compaia da qualche parte nell’archivio dei Ris.

Fino all’ultimo i genitori hanno sperato che quel corpo mummificato potesse non appartenere alla loro figlia scomparsa. Tant’è che tuttora non è mai stato celebrato un funerale per rendere omaggio alla giovane vittima. Adesso, come un fulmine a ciel sereno, quando le indagini sembravano arenate, la scoperta di questo dna che potrebbe far risalire al killer di Maria Pia.  Non sarebbe la prima volta comunque che, seppur distanza di molto tempo, il dna contribuisca a risolvere un caso di cronaca nera, dando un nome e un volto al presunto carnefice

 

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