Cassettiera Ikea uccide bambino di due anni, l’ottava vittima del mobile
Un bambino americano di due anni, Josef Durek, è stato travolto e ucciso nella sua cameretta, schiacciato dalla cassettiera Malm prodotta da Ikea, già oggetto nel giugno 2016 di richiamo da parte del colosso svedese per la sua pericolosità, se non ancorata al muro.
Il primo caso dopo il ritiro della cassettiera
La morte del piccolo (ottava vittima accertata a causa del ribaltamento del mobile, la prima dopo il ritiro) risale al maggio scorso, ma solo ora il decesso è stato collegato alla caduta del mobile perché la famiglia ha deciso di agire per via legali contro l’azienda.
L’avvocato della famiglia, Daniel Mann ha dichiarato che i genitori di Jozef non sapevano che il mobile fosse stato richiamato e accusano l’Ikea di non aver pubblicizzato a sufficienza la campagna di richiamo. Secondo alcune associazioni di consumatori statunitensi solo il 3% dei clienti ha riportato indietro la cassettiera o si è fatto consegnare il kit gratuito di fissaggio al muro. Moltissimi continuano ad usarla senza sapere del pericolo.
Le reazioni dell’azienda
Purtroppo il caso di Josef non è isolato: prima di lui sono hanno perso la vita altri sette bambini e 36 sono rimasti feriti sotto il peso della cassettiera sotto accusa. Il primo episodio risale al 1989, ma solo nel 2016 Ikea ha avviato il richiamo di ben 29 milioni di cassettiere in Canada e Stati Uniti. Il ritiro non riguarda il mercato europeo perché il mobile risponde ai requisiti di sicurezza e stabilità. L’azienda da tempo ha lanciato la campagna “Fissa i mobili alla parete”, sottolineando che “gli incidenti legati al ribaltamento dei mobili sono un grave problema di sicurezza in casa per l’intero settore dell’arredamento. Il modo migliore per evitare che i mobili si ribaltino è fissarli alle pareti. Per una maggiore sicurezza in casa forniamo accessori antiribaltamento con tutti i mobili per cui è richiesto il fissaggio alla parete, che è parte integrante delle istruzioni di montaggio”.