“Chiunque voglia distruggere la Rai dovrà pagare per i propri errori” – Sergio
La Rai è vittima di una guerra politica che dura da settimane, con l’obiettivo di distruggerla. Questo è il pensiero che emerge da un colloquio con La Stampa, dopo il caso della cancellazione del monologo sul 25 aprile dello scrittore Antonio Scurati. L’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, è convinto che quello che è accaduto non possa essere ignorato e che siano necessari provvedimenti drastici. Ha dichiarato che per lunedì ha richiesto una relazione dettagliata sull’accaduto e che chi ha sbagliato dovrà pagare le conseguenze.
Roberto Sergio ha espresso sorpresa nel sapere del caso Scurati attraverso un post sui social della giornalista Serena Bortone, anziché essere stato informato dal personale interno. Convinto che la situazione richieda un’analisi più approfondita, ha ribadito che il monologo avrebbe dovuto andare in onda senza essere censurato. Inoltre, avrebbe chiesto alla giornalista Serena Bortone di garantire un eventuale riequilibrio ai sensi della normativa che disciplina la par condicio.
Il dirigente Rai ha sottolineato di non aver mai ricevuto pressioni o interventi dalla maggioranza di governo per condizionare le scelte sui programmi, i conduttori o gli argomenti trattati. Ha chiarito che, seppur discutibile la richiesta di mille e 800 euro per un minuto in trasmissione, avrebbe comunque optato per la trasmissione del monologo, soprattutto perché è importante rispettare le regole della par condicio.
Sergio ha insistito sul fatto che la Rai deve mantenere la sua indipendenza e non essere piegata a interessi politici. Ha sottolineato che la situazione attuale è surreale e che è fondamentale approfondire l’accaduto e dare delle risposte concrete. Ha anche anticipato che saranno presi provvedimenti severi per garantire che fatti come questo non si ripetano in futuro.
In conclusione, Roberto Sergio ha ribadito il suo impegno nel difendere l’autonomia e l’obiettività della Rai, nonostante le pressioni esterne. Ha affermato che il caso Scurati è solo l’ultimo episodio di una serie di tentativi di interferenza politica nella programmazione della Rai e che sarà determinato nel proteggere l’eticità e la libertà di espressione all’interno dell’azienda.