Categories: Cronaca

Cinque misure cautelari per la Mafia delle campagne nell’Agrigentino

Agrigento (ITALPRESS) – Cinque misure cautelari in carcere sono state eseguite ad Agrigento. Uno dei provvedimenti è stato notificato a un uomo di 72 anni, già incarcerato, ritenuto un fedelissimo di Matteo Messina Denaro, che avrebbe incontrato durante la sua latitanza. Gli agenti della Polizia di Stato, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, hanno eseguito le misure cautelari.
Due degli indagati sono stati condannati in via definitiva per associazione mafiosa e sono accusati di una serie di condotte reiterate di estorsione e illecita concorrenza con minaccia o violenza, reati aggravati dal metodo mafioso. Si sospetta che abbiano agevolato l’associazione mafiosa denominata cosa nostra. Le indagini, condotte dallo SCO, dalla SISCO di Palermo e dalle Squadre Mobili di Agrigento e Palermo, hanno ipotizzato il “pervasivo controllo e la gestione illecita delle attività agro-pastorali” su un territorio che comprende Santa Margherita del Belice, Montevago e Sambuca di Sicilia, fino al confine con Contessa Entellina, in provincia di Palermo.
Gli indagati avrebbero attuato un incisivo controllo sull’economia agro-pastorale dell’area e sull’utilizzo dei fondi agricoli dell’entroterra belicino. Si sono verificati diversi episodi in cui gli indagati hanno costretto i proprietari e i gestori dei terreni agricoli a cedere la disponibilità di ampie aree di terreno per il pascolo abusivo del bestiame, imponendo il pagamento di canoni irrisori o addirittura non corrisposti.
Il controllo dei terreni agricoli ha anche comportato un divieto di esercitare attività agricole collaterali che potessero limitare il pascolo delle greggi, garantendo ai mafiosi un predominio su beni immobili altrui. Le indagini hanno anche evidenziato il ricorso a danneggiamenti come incendi, tagli delle colture e furti di bestiame, subiti dagli ignoti, a danno dei proprietari che cercavano di utilizzare i terreni a fini diversi.
Le vittime che si sono opposte al sistema di controllo del settore hanno riportato che, in seguito alla trebbiatura effettuata dai proprietari, le derrate sarebbero state acquisite e imballate dagli indagati senza alcun corrispettivo. Gli indagati avrebbero così imposto la propria volontà attraverso atteggiamenti intimidatori silenziosi e minacce impliciti, sfruttando il loro ruolo criminale per ottenere il controllo completo delle attività agro-pastorali.

Redazione

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