Codice Ong, MSF non firma: “Armi su navi, contro i nostri principi”
Si è tenuta al Viminale la riunione tra il Governo e le organizzazioni non governative per sottoscrivere il codice di condotta per i salvataggi dei migranti in mare. Save the Children ha sottoscritto il testo sottolineando che “monitorerà costantemente che l’applicazione del nuovo Codice di Condotta non ostacoli l’efficacia delle operazioni di ricerca e salvataggio in mare da parte delle ong”. Ha firmato anche Moas, mentre Proactiva Open Arms ha fatto pervenire una comunicazione con la quale ha annunciato la volontà di sottoscrivere l’accordo.
Medici senza Frontiere non ha firmato
“La presenza di armi a bordo sulle nostre navi – spiega a Rainews il direttore generale MSF Gabriele Eminente – confligge con un principio che applichiamo in tutti nostri ospedali in qualunque parte del mondo”.
Medici senza frontiere quindi non ha firmato il codice delle Ong e non lo ha fatto neanche l’altra ong presente al ministero, la tedesca Jugend Rettet. Le altre organizzazioni non erano invece presenti.
La reazione del Viminale
“L’aver rifiutato l’accettazione e la firma del Codice di condotta pone quelle organizzazioni non governative fuori dal sistema organizzato per il salvataggio in mare, con tutte le conseguenze del caso concreto che potranno determinarsi a partire dalla sicurezza delle imbarcazioni stesse”. Spiega il Viminale al termine della riunione.
In Libia “non immaginiamo di inviare l’invincibile armata ma una missione di supporto alle autorità libiche nel controllo dei loro confini marittimi. E così rendere governabili e se possibile ridurre i flussi organizzati dai trafficanti di uomini”, dice il premier Paolo Gentiloni in un’intervista al Tg5.
I punti contestati e le modifiche al codice
Venerdì scorso, al termine della seconda riunione, i tecnici del Viminale hanno predisposto la versione definitiva del Codice, accogliendo alcune richieste e chiarimenti invocati dalle organizzazioni. In particolare, nell’impegno a non trasferire i migranti soccorsi su altre navi, è stata inserita la frase: “eccetto in caso di richiesta del competente Centro di coordinamento per il soccorso marittimo e sotto il suo coordinamento, basato anche sull’informazione fornita dal capitano della nave”. L’altro punto contrastato, quello della polizia a bordo, è stato riformulato sottolineando che la presenza degli uomini in divisa avverrà “possibilmente e per il periodo strettamente necessario”. Non è stata accolta la richiesta che i poliziotti a bordo siano disarmati.
Senza codice niente sbarchi
Senza codice di condotta, diventa perfettamente legittimo negare l’accesso (e lo sbarco del loro carico di migranti) nei porti italiani alle navi delle Ong che battono bandiera straniera. Se battono bandiera italiana, Roma potrà prendere gli opportuni provvedimenti per impedir loro di operare. Sono misure drastiche ma anche conseguenza logica del comportamento tenuto dalle Ong in questione.
La reazione di Minniti è categorica: «Questo rifiuto pone le organizzazioni fuori dal sistema. È evidente che non possiamo consentire a organizzazioni straniere di non adeguarsi a quanto stabilito dal nostro governo e autorizzato dall’Unione Europea». Sul divieto di attracco si era espresso in maniera negativa il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio paventando il rischio di essere accusati di aver ostacolato i salvataggi. E dunque non sarà impedito l’ingresso nei porti ma, come chiarisce Minniti, «ci saranno conseguenze che potranno determinarsi a partire dalla sicurezza delle imbarcazioni stesse».